Giornalisti minacciati e aggrediti: atti intollerabili
Qualche giorno fa una giornalista investigativa russa del quotidiano indipendente Novaya Gazeta è stata ricoverata in ospedale dopo essere stata picchiata in Cecenia, ha riferito l’Ong per i diritti umani Memorial. Secondo Memorial, Elena Milashina, esperta di Cecenia, è stata aggredita dopo essersi recata nella repubblica russa del Caucaso per seguire un processo. Le è stato diagnosticato un trauma cranico, oltre alla frattura delle dita. Questo dettaglio, la frattura delle dita, è doppiamente, perché gli aggressori non le hanno solo portato via i telefoni, chiedendo di sbloccarli, e distruggendo attrezzature e documenti, ma le hanno letteralmente impedito di fare il suo lavoro. È arrivato immediato il sostegno da parte delle Commissioni pari opportunità dell’Ordine nazionale dei giornalisti, della Federazione nazionale della Stampa, dell’Usigrai, con l’associazione Giulia giornaliste, che hanno condannato «senza mezzi termini il brutale pestaggio». Tuttavia non basta, perché sempre in questi giorni c’è stato un pestaggio in Sardegna, con un giornalista finito in ospedale: «Anche raccontare un fenomeno cittadino di intrattenimento musicale è diventato pericoloso per un cronista – ha commentato, in una nota, l’Associazione della Stampa Sarda –. Senza dover attendere l’esito dell’inevitabile azione penale, l’Associazione della Stampa è accanto ad Antonello Lai, non solo per umana solidarietà, ma perché questo episodio mette in discussione il diritto di cronaca. Una minaccia con modalità senza precedenti, almeno in Sardegna». In questi giorni, inoltre, lo stesso fenomeno si sta verificando a Lampedusa, con giornalisti di Rai, di Italpress e un operatore di Mediaset aggrediti mentre stavano documentando gli sbarchi di migranti. Su queste ultime aggressioni è intervenuta Alessandra Costante, segreteria generale della Fnsi, mostrando solidarietà ai colleghi che «raccontano la realtà, non inventano i fatti», così come Assostampa Sicilia, ma la situazione resta preoccupante per questi atti intollerabili che non garantiscono un’informazione libera.