Letizia e la Battaglia di chi non si è arreso: una mostra per ricordare
Lei era Letizia Battaglia e le sue foto ci hanno aiutati a conoscere e a far conoscere nel mondo la violenza della mafia. Piombata quasi per caso nel cuore della guerra che lasciò sul terreno a Palermo decine di cadaveri tra gli anni Ottanta e Novanta, Letizia mette la sua sensibilità al servizio di una lotta civile. Il suo percorso professionale e artistico è in mostra a Genova a Palazzo Ducale fino all’inizio di novembre. Un’occasione che vale da sola la visita sotto alla Lanterna alla scoperta o riscoperta di alcune delle immagini che hanno fatto la storia del nostro paese e del nostro giornalismo.
Un giornalismo coraggioso come era quello de “L’Ora” di Palermo, il giornale di Mauro De Mauro e di decine di altri cronisti che non ebbero paura di sfidare la mafia. Di quella testata Letizia Battaglia era la fotografa, la mano chiamata a dare immagini alle parole dei colleghi di penna. E lei lo ha fatto con una sensibilità particolare: senza edulcorare la durezza del racconto, c’è nei suoi scatti una perfezione stilistica e un rispetto delle persone difficile da trovare in contesti di tale durezza. Lo sguardo di una donna che non ha avuto timore nel confrontarsi con un universo maschile nel quale è riuscita a imporre la differenza della sua sensibilità.
Ma in mostra non ci sono solo le foto di morti e attentati: l’obiettivo di Letizia Battaglia scruta anche i bassifondi di una Palermo nella quale vivono quegli ultimi che spesso trovano nella mafia un modello al quale appoggiarsi. Quello stato che sostituisce lo Stato che non c’è.
Mancano gli scatti che Letizia non ha voluto fare per non mostrare ai criminali l’immagine della loro vittoria: il cadavere del capo della Squadra Mobile Boris Giuliano, i resti del povero giudice Paolo Borsellino in via D’Amelio. «Abbiamo perso -dice Letizia in un’intervista registrata sul finire della sua vita proposta e in una stanza della mostra- ma credo che tutte quelle battaglie abbiamo comunque prodotto qualcosa di buono».
Molto più di qualcosa. Una coscienza civile che una mostra da sola non basta a contenere ma che certo può certo aiutare a conoscere.
Stefano Tallia, Presidente Ordine dei Giornalisti del Piemonte