La festa di compleanno dell’avvocato e giornalista al Polo del Novecento

Eravamo davvero in molti, ieri, nel cortile del Polo del Novecento, a festeggiare il compleanno di Bruno Segre. Centocinque dice l’anagrafe, molti di meno considerando lo spirito e i valori che accompagnano da sempre questo anziano combattente ragazzino. Un uomo che nel corso sua vita non si è mai stancato di portare la testimonianza di partigiano della libertà e della laicità dello stato. Valori che, non casualmente, Bruno ha declinato anche attraverso il giornalismo.

Lo ha voluto ricordare anche nel breve intervento che ha fatto ieri sera per ringraziare i partecipanti. Parole ancor più preziose perché cariche di speranza: «Voglio percorrere questo ultimo tratto della mia vita – ha detto – nell’idea che uguaglianza e libertà trionferanno, nonostante il periodo difficile che stiamo vivendo in tutta Europa».

Parole che, una volta di più, devono aiutarci a comprendere come le libertà, anche quelle che talvolta e un po’ distrattamente tendiamo a dare per scontate, possano essere messe in discussione in qualunque momento. È accaduto appena un secolo fa e proprio nei giorni in cui rievochiamo i tragici eventi che negarono per lungo tempo a Bruno e alla sua generazione la libertà, è utile ricordare che fu proprio il crescere dei nazionalismi e il divampare della crisi economica a creare il terreno fertile per le dittature. Diritti sociali e diritti civili marciano di pari passo e non possono essere separati: non esistono gli uni senza gli altri e l’esempio di uomini come Bruno Segre è lì a dimostrarcelo.

Stefano Tallia