Fino al 31 ottobre 2023 ci sarà a Torino la terza edizione del Festival dell’Accoglienza “E mi avete accolto”, appuntamento annuale che unisce la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato – GMMR (domenica 24 settembre), la Giornata della Memoria e dell’Accoglienza (martedì 3 ottobre), la Giornata Europea contro la Tratta di Esseri Umani (mercoledì 18 ottobre) e la Giornata Missionaria Mondiale (domenica 22 ottobre).

Il tema-guida di questa terza edizione del Festival è la libertà: accogliere, quindi, è anche garantire la libertà di ogni persona nell’ambito della mobilità umana, come Papa Francesco ha sottolineato nel suo  messaggio per la GMMR 2023, Liberi di scegliere se migrare o restare.

Il festival avrà più di 70 appuntamenti, oltre 200 relatori, più di 100 partner e 40 sedi in 9 città per portare avanti incontri e dibattiti, dal teatro alla musica, passando per cinema, libri e iniziative speciali rivolte ai giovani. Gli appuntamenti del Festival sono articolati in 7 sezioni: Cinema in Giardino, Eventi, Giovani, Laboratori, Libri, NarrAzioni di Ordinaria Accoglienza, Ricerca di Senso.

Tra le iniziative, alcuni incontri sono stati anche inseriti tra i corsi di formazione professionale dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte, proprio per la loro attualità e per le riflessioni e i momenti di confronto che stimolano. Tra questi, per esempio, alcune riflessioni, aggiornamento e confronto sulle condizioni socio-economiche delle popolazioni di origine Rom e Sinti in Europa e in Italia e alcune riflessioni, aggiornamento e confronto sulle vie di ingresso legali in Italia a partire dai corridoi umanitari.

Ne abbiamo parlato con il Direttore della Pastorale Migranti Sergio Durando: «La grossa novità di quest’anno è che non siamo solo a Torino, ma in tutta la regione. Il tema è quello della libertà, quindi anche della scelta, se migrare o restare. In altre edizioni parlavamo del fatto che le persone non sono libere di scegliere, ma spesso costrette a migrare. Abbiamo ritenuto importante dare spazio anche al concetto della libertà di scelta, presupponendo però che nel Paese d’origine ci siano condizioni e garanzie di un certo tipo».

«Nella varie sezioni del festival una grossa parte è dedicata ai giovani e ai laboratori, ma anche alle testimonianze, narrazioni di ordinaria accoglienza ed esperienze del quotidiano che non fanno rumore, ma che dal punto di vista umano sono ricche di scambi ed emozioni», continua Durando.

«La libertà – prosegue – sta diventando sempre di meno. Abbiamo organizzato incontri per esempio per parlare delle persone costrette a scappare da conflitti poco conosciuti, dimenticati, come Sudan, Somalia, Eritrea, Etiopia e Afghanistan, con molti approfondimenti su queste aree anche dal punto di vista degli aspetti legali e giuridici, in collaborazione con l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione».

«Tante iniziative – conclude Durando – coinvolgono le scuole, spazi importanti per sperimentare l’accoglienza e favorire l’inclusione, ma tante altre riguardano anche il mondo lavoro e di un volontariato sempre più sovraccaricato dalla difficoltà dei servizi. Tra le collaborazioni del festival, abbiamo avviato un lavoro con la rete delle biblioteche civiche e una collaborazione con l’Ordine nell’ambito della formazione: credo sia importante perché sono occasioni di approfondimento e di confronto su un tema – quello dell’accoglienza – per cui l’informazione riveste un ruolo importante per raccontare esperienze positive e fare rete per andare oltre le difficoltà e generare una cultura aperta a tutti e tutte che esprima umanità e guardi al futuro, con la capacità di descrivere la complessità di una realtà che ha tante sfaccettature e rischia troppo spesso di essere semplificata o ridotta a notizia che non racconta e fa solo scalpore».

Eugenio Giannetta