Il Piccolo di Alessandria: «Obiettivo investire su giovani e digitale»
Prosegue il viaggio della Casa dei Giornalisti attraverso i giornali locali piemontesi, per raccontarne la storia, l’evoluzione, il rapporto con il territorio, con la transizione al digitale e con le nuove generazioni di lettori, in una rubrica settimanale che vi accompagnerà nel corso delle settimane alla scoperta dell’editoria locale, vera e propria spina dorsale del pluralismo dell’informazione, a presidio della democrazia e a servizio dei cittadini. Questa è la volta de Il Piccolo di Alessandria.
Fondato nel 1925, diffuso in provincia di Alessandria e nella parte meridionale della provincia di Asti, Il Piccolo nasce con l’obiettivo di raccontare la cronaca locale, prestando particolare attenzione alla vicende giudiziarie. Il giornale diventa bisettimanale nel dopoguerra e porta avanti con orgoglio e qualità la sua storia editoriale, fino a diventare quello che è oggi, ovvero un giornale pienamente lanciato nel futuro, con spirito di innovazione e uno sguardo al digitale. Dal 2018 il direttore è Alberto Marello, diventando l’ottavo direttore della testata, con il mandato di innovare nell’ambito del processo di digitalizzazione dopo la sua esperienza ne Il Monferrato.
Il giornale fa parte del gruppo editoriale Soged, di cui fanno parte, tra i giornali cartacei, oltre a Il Piccolo, anche Il Novese e L’Ovadese. Inoltre, oltre alla versione online de Il Piccolo, sono edite altre sette testate di informazione locale: Alessandria News, Acqui News, Casale Notizie, Novi Online, Ovada Online, Tortona Online, Valenza News.
«Il lavoro per mettere a fattore comune siti internet e territori è stato lungo – ci spiega Marello – ma finalmente il 6 giugno di quest’anno il network ha completato gli ultimi passaggi, per provare a essere protagonisti dell’economia digitale».
«Alla fine dello scorso anno – continua – abbiamo introdotto la nostra App, che raccoglie tutti i prodotti del network, i siti internet e le edizioni digitali dei giornali. È stata una vera innovazione e sta dando i suoi frutti. Oltre alle edizioni digitali, cerchiamo di produrre contenuti extra, che vadano a creare arricchimenti multimediali. L’idea è quella di provare a rendere il più possibile l’edizione interattiva, per far sì che si vada oltre al semplice pdf, ma si provi invece a offrire anche la doppia modalità di lettura, la condivisione e arricchimenti come gallerie fotografiche, video, link esterni, raccolta di tag, audio, podcast, dati, info-grafiche, ovvero tutto ciò che permette di superare la notizia e approfondirla».
«Da un anno – prosegue – abbiamo anche ridotto l’uscita cartacea al solo venerdì, facendo però gli altri numeri del giornale regolarmente, venduti in edizione digitale. Al momento questa soluzione sta pagando. È un’operazione che va a perdere qualche lettore più anziano, ma va anche incontro al mondo imprenditoriale, politico, economico in senso lato. Inoltre è un’operazione che affronta un problema che stanno vivendo molti territori, compreso il nostro: in provincia ci sono sempre meno edicole, noi ne abbiamo perse un terzo negli ultimi anni, gli autogrill non vendono più i giornali e i supermercati spesso non sono forniti, senza contare che quando lo sono, spesso capita di vedere persone che leggono indisturbate per poi riporre la copia senza acquistarla. Per di più gli abbonati vivono il problema dei ritardi delle poste nella distribuzione e diventa sempre più difficile trovare il cartaceo vicino casa. Questa modalità digitale è più agile, si possono condividere fino a cinque articoli con chiunque e abbiamo anche alcuni dati di lettura che ci danno indicazioni editoriali, suggerendo quali argomenti possano o meno interessare ai lettori».
I giornalisti assunti a tempo pieno nella redazione de Il Piccolo oggi sono 11, i collaboratori circa 40, poi ci sono i grafici e il personale amministrativo. «Facciamo formazione interna per cercare di valorizzare le qualità di tutti e colmare eventuali lacune», ci spiega Marello, che prosegue: «L’obiettivo a medio e lungo termine è cercare un modello di business che permetta l’introduzione in redazione di colleghi più giovani e più attivi sul fronte digitale. Servirebbero più energie e risorse per coprire alcuni social in più e fare un ulteriore sforzo in ambito digitale, ma al momento va bene così: la mia filosofia è che bisogna fare al meglio ciò che si può fare e non fare male e a metà ciò che non si riesce a fare».
Il Piccolo è innovativo anche per quanto riguarda il concetto di smart working e utilizzo dell’intelligenza artificiale: «L’assetto pre 2018 non permetteva di lavorare da remoto; non c’erano gli strumenti per poterlo fare, ma all’epoca facemmo la scelta di digitalizzare per dare alla redazione la possibilità di lavorare da casa, non perché prevedessimo una pandemia, ma perché crediamo che la flessibilità sia uno strumento prezioso per un giornalista. Gli strumenti che abbiamo oggi ci permettono di essere sempre in contatto e produrre a distanza, condividiamo le strategie e sappiamo che esiste una scala gerarchica delle notizie. Questo è sufficiente per organizzare il lavoro e i contenuti, oltre che i materiali».
L’ultima domanda riguarda gli ultimi cinque anni di direzione e i prossimi cinque, tra paure e aspettative: «Sarei ipocrita – conclude – a dire di non aver paura per la crisi del settore, ma la paura può essere un motore per mettere in moto la professione e cercare altre strade, andare incontro al digitale, sperimentare. Per esempio abbiamo introdotto sul nostro sito qualche articolo scritto dall’intelligenza artificiale come esperimento, dichiarando però con la firma da chi è stato prodotto. Negli ultimi cinque anni ho imparato tanto, più che in ogni altra mia esperienza; la difficoltà principale però è stata anche uno stimolo, ovvero quello di far coesistere insieme esigenze editoriali, esigenze dei lettori, dei colleghi e dei tempi che cambiano, a discapito chiaramente della vita privata, ma chi fa questo mestiere sa che è così e ne vale sempre la pena».
Eugenio Giannetta