Buscaiolo, Il Monferrato: «Giornalismo al servizio delle persone»
Prosegue il viaggio della Casa dei Giornalisti attraverso i giornali locali piemontesi, per raccontarne la storia, l’evoluzione, il rapporto con il territorio, con la transizione al digitale e con le nuove generazioni di lettori, in una rubrica settimanale che vi accompagnerà nel corso delle settimane alla scoperta dell’editoria locale, vera e propria spina dorsale del pluralismo dell’informazione, a presidio della democrazia e a servizio dei cittadini. Questa è la volta de Il Monferrato.
A raccontare la storia de Il Monferrato è il suo stesso direttore Pierluigi Buscaiolo: «Siamo vecchiotti (ride, ndr), siamo nati nel 1871. Due anni fa abbiamo festeggiato 150 anni con alcuni eventi importanti per il territorio – nonostante fossimo condizionati dal Covid – perché il legame con il territorio per noi è fondamentale. Siamo nati come settimanale, poi siamo diventati bisettimanale, poi trisettimanale, poi siamo tornati a essere bisettimanale, un po’ come capita a quasi tutti i giornali locali. Il tema è che bisogna sempre avere a che fare con i costi e la carta nell’ultimo anno ci ha dato davvero tanto dispiaceri, quindi abbiamo dovuto alzare il prezzo da 1 euro e 50 a 2 euro. È stata una scelta sofferta quella di chiedere ai nostri lettori in edicola uno sforzo del genere, ma è stato necessario purtroppo; allo stesso tempo però il costo dell’abbonamento non è cambiato. A lungo andare devo dire che questa scelta ci ha messo al riparo e ci ha permesso di non incidere eccessivamente sulla qualità dei servizi, che sono il nostro principale scopo in quanto giornale locale».
In redazione al Monferrato, oltre al direttore, ci sono un vice, sei redattori e circa venti collaboratori sparsi sul territorio, tutti «al servizio del giornale, perché siamo un giornale di servizio», continua Buscaiolo. L’integrazione tra carta e web al Monferrato è iniziata parecchi anni fa, spiega il direttore: «Abbiamo il sito dal 1996, ma soprattutto il nostro fiore all’occhiello è la possibilità di consultare gratuitamente tutto l’archivio dal primo numero a un mese fa, con accesso libero. Da quando è stato messo in piedi questo progetto sono nati tantissimi libri, perché in tanti consultano quotidianamente l’archivio e ci sorprendono per le ricerche che riescono a fare».
Buscaiolo è direttore dal 2012. Come sono cambiate le cose negli ultimi dieci anni? «Noi siamo un giornale tradizionalista; si segue la strada segnata da Marco Giorcelli e dagli altri miei predecessori, continuando ad avere stessa mentalità di un tempo sia per la carta che per il sito; quello che cerchiamo sempre di fare è dare una gerarchia alle notizie e dare la nostra impronta. Gli strumenti di comunicazione sono al nostro servizio e non viceversa».
Nel 2020, prima del Covid, Il Monferrato ha cambiato la grafica del giornale dopo 15 anni. Forse non il periodo più roseo per un cambio così grande: «Quel periodo è stato difficile, prima di tutto per l’investimento della nuova grafica, ma eravamo preparati a tutto. Allo smart working in primis, anche se devo dire che appena si è potuto essere di nuovo in presenza l’abbiamo preferito, perché il contatto in redazione favorisce la circolazione delle notizie e il confronto».
Riguardo al rapporto con il territorio Buscaiolo dice scherzando che il giornale è «come un ufficio anagrafe, con un rapporto strettissimo». Continua spiegando: «Le vendite sono stabili, anche se ci accorgiamo che la popolazione del territorio si assottiglia piano piano e anche noi ne patiamole conseguenze. Anni fa avevamo un bacino di circa 120mila persone, oggi siamo intorno alle 80mila. Il calo demografico è stato deciso e continuo e ne risentiamo ma rispondiamo cercando di capire come vanno le tendenze: questo si riflette di conseguenza sul fatto di accelerare o meno sull’uso degli strumenti digitali, perché il nostro territorio ha una prevalenza di lettori meno digitali».
I lettori più avvezzi agli strumenti digitali sono quelli del mondo sportivo: «Abbiamo un’App che si occupa di sport locale. Quando iniziano i vari campionati di basket e di calcio di tutte le categorie, tutti i fine settimana facciamo il tempo reale con l’aggiornamento dei risultati, e poiché ogni anno facciamo un libro per gli abbonati, quest’anno sarà dedicato agli ultimi 50 anni della storia dei nostri campionati sportivi. E di conseguenza al racconto della vita dei vari paesi in relazione allo sport».
Come vede il futuro de Il Monferrato? «Dieci anni fa, assumendo la direzione, pensavo: chissà cosa succederà, ma ci siamo sempre detti “facciamo del nostro meglio e quel che accadrà, accadrà”. Vedo che spesso tra gli editori piemontesi e i giornali locali c’è pessimismo, ma credo che se facciamo il nostro lavoro senza montarci la testa, portando avanti il nostro essere giornalisti al servizio delle persone, è difficile che ci siano cambiamenti così repentini. Ci sarà forse un ulteriore snellimento, ma ci adegueremo, come abbiamo sempre fatto. Vedremo quale sarà il destino della carta ma al momento noi raramente vendiamo abbonamenti solo digitali, la carta è ancora viva. Perciò direi che il futuro è nelle nostre mani e se facciamo bene il nostro lavoro andremo lontano, perché a fare la differenza sono le persone e se le persone, i giornalisti, riescono a fare la differenza, non cambia nulla. Sono convinto che le cose che facciamo e continueremo a fare, saranno stare dietro alla percezione delle esigenze e delle necessità del territorio. Su questo lavoriamo e continueremo a lavorare, per poter dare sempre il massimo».
Eugenio Giannetta