La restituzione della tessera ad Alessandro Riva: la memoria che guarda al futuro
Questa settimana propongo nel mio diario l’articolo pubblicato dalla Sentinella del Canavese nel numero speciale uscito in occasione dei 130 anni di vita del giornale. Una riflessione sul significato attuale che ha avuto il gesto di restituire la tessera d’iscrizione all’Ordine dei Giornalisti a Alessandro Riva, direttore del giornale epurato dal fascismo dopo la chiusura della testata.
È sempre utile rileggere le pagine di storia che raccontano il processo attraverso il quale il regime fascista, a partire dal 1923, arrivò al pieno controllo del sistema dell’informazione italiana. Un insieme di provvedimenti con i quali, progressivamente, vennero allontanati dalle redazioni i giornalisti più scomodi, chiuse le testate che non erano disponibili ad accettare le indicazioni del regime e infine posti sotto al rigido controllo delle “veline” i giornali ai quali erano ancora consentite le pubblicazioni.
Un crescendo repressivo che aveva lo scopo di nascondere la violenza con la quale il fascismo aveva preso il potere, occultare la repressione nei confronti degli oppositori e poi, con il trascorrere del tempo, mascherare le crescenti difficoltà economiche del paese strettamente connesse con il fallimentare andamento delle campagne belliche intrapresa dal regime.
Emblematica di questo crescendo repressivo è la vicenda di Luigi Albertini, costretto ad abbandonare la direzione del Corriere della Sera per le sue denunce dopo l’uccisione di Giacomo Matteotti. Furono però centinaia i giornalisti allontanati dalla professione e decine le testate costrette al silenzio in quel cupo ventennio. Un silenzio al quale furono costretti anche la Federazione della Stampa, sciolta e incorporata nel sindacato unico del regime e l’Ordine dei Giornalisti, privato di qualunque autonomia e posto alle dirette dipendenze del Ministero di Grazia e Giustizia.
Ed è ulteriormente significativo che della repressione siano stati vittime fogli di rilievo nazionale così come testate locali che svolgevano già allora un’importante opera di informazione sul territorio, come “La Sentinella del Canevese” della quale festeggiamo oggi i 130 anni di vita. Già nel 1926 questa testata venne infatti chiusa dal regime, mentre cinque anni più tardi il suo direttore Alessandro Riva fu epurato dal regime e cancellato dall’albo.
Non è dunque una scelta solamente simbolica quella che è stata fatta dall’Ordine dei Giornalisti del Piemonte che gli ha restituito la tessera professionale attraverso i suoi nipoti durante la cerimonia per i 130 anni della Sentinella (Foto Barbara Torra). Con lui, abbiamo ricordato l’impegno e il sacrificio di centinaia di giornalisti che non si piegarono al fascismo e i cui nomi, purtroppo, sono stati talvolta cancellati dal tempo. Grazie al lavoro di ricerca del Centro di documentazione Pestelli, nei prossimi mesi, proveremo a risalire a tutti i redattori piemontesi epurati dal regime per poterli poi riaccogliere pienamente nella famiglia del giornalismo. Un lavoro che prosegue idealmente quanto già fatto nel 2021 con la restituzione del titolo professionale a quanti furono epurati in seguito alle leggi razziali.
Mai come in questi tempi nei quali la guerra è tornata ad avvicinarsi alle nostre vite, è importante ricordare il valore della libertà. Forse, con eccessiva leggerezza, negli anni passati, in Europa si è osservato alla restrizione della libertà di stampa in molti paesi, anche all’interno della stessa Unione. Questo è stato anche il frutto di tempi nei quali si è pensato che i soli parametri importanti fossero quelli economici. Invece, contano molto di più i parametri morali, quelli che definiscono le libertà politiche e civili senza le quali non può esistere la democrazia. Gli stessi parametri che guidarono Alessandro Riva e i giornalisti della Sentinella negli anni Trenta e che non devono smettere mai di esserci di insegnamento.
Stefano Tallia, Presidente Ordine dei Giornalisti del Piemonte