Bello, La Valsusa: «Vorrei attivare nei giovani la voglia di continuare a raccontare»
Prosegue il viaggio della Casa dei Giornalisti attraverso i giornali locali piemontesi, per raccontarne la storia, l’evoluzione, il rapporto con il territorio, con la transizione al digitale e con le nuove generazioni di lettori, in una rubrica che vi accompagnerà in un percorso alla scoperta dell’editoria locale, vera e propria spina dorsale del pluralismo dell’informazione, a presidio della democrazia e a servizio dei cittadini. Questa è la volta de La Valsusa, settimanale d’informazione locale d’ispirazione cattolica storico per il territorio. Qui una delle altre puntate.
Parlare de La Valsusa oggi significa parlare della sua più grande e recente novità: è infatti da pochissimo tempo cambiato il Direttore responsabile del settimanale diocesano di Susa. Dal 3 novembre, su indicazione del Vescovo mons. Roberto Repole, alla guida del giornale c’è Federica Bello, 48 anni, a lungo redattrice del settimanale diocesano di Torino La Voce e Il Tempo. La dottoressa Bello, laureata in Scienze Biologiche, è giornalista professionista, sposata con 4 figli. Il canonico Ettore De Faveri, che ha diretto «La Valsusa» per oltre 40 anni, ha assunto di conseguenza le funzioni di Direttore Onorario.
Un po’ di storia: la fondazione del settimanale è stata realizzata da parte del Vescovo beato Rosaz. Nacque con il nome Rocciamelone nell’aprile 1897 in ossequio all’omonimo monte valsusino che domina la valle. La prima sede, l’alloggio del vescovo stesso, aveva una tiratura di 500 copie e si avvaleva di collaborazioni dei valsusini risiedenti nella vallata. Tra le figure che più influenzarono la vita del periodico va ricordata quella di mons. Carlo Marra e di don Aldo Amprimo, con cui venne introdotta la pagina sportiva.
La Valsusa sotto la direzione di don Ettore de Faveri ha pubblicato sino al 2009 venti numeri di Raccontavalsusa, pubblicazione che si proponeva di approfondire storia, tradizioni, costumi, personaggi, fatti che contraddistinguono la vita della Valle di Susa. Il giornale ha poi pubblicato numeri speciali in occasione degli anniversari dei 100 anni e dei 110 anni di vita.
E adesso è tempo di una nuova era per il settimanale: «Ho iniziato il primo novembre – spiega Bello – per cui ho ancora tanto da capire e approfondire. Entrare in un giornale che non appartiene al bacino di notizie e di realtà a cui sono stata abitata, occupandomi di chiesa, fa sì che sia catapultata in una dimensione diversa su cui assestarmi, ma resta comunque la dimensione del settimanale diocesano, cui abbinare l’importante informazione locale, che in questa zona la fa da padrona. Sarà fondamentale proseguire e coltivare il rapporto con il territorio, stabilire rapporti e approfondire la conoscenza dei luoghi e delle persone, per proseguire in questa importante eredità che raccolgo con gioia».
Quali saranno le azioni da portare avanti? «Sicuramente valorizzare attraverso il giornale le realtà del territorio, che ha alcune complessità: per esempio vorrei trattare il tema dell’abbandono della montagna, che credo sia invece una risorsa importante cui possiamo contribuire a dar voce attraverso il giornale».
Cosa si porterà dietro della sua esperienza passata? «È un settimanale diocesano, quindi mi piacerebbe che questa anima rimanesse nel dare vitalità alle notizie della comunità e all’aspetto ecclesiale, ovvero quello da cui provengo. Questo è uno dei miei obiettivi».
Come siete organizzati in redazione? «Siamo cinque giornalisti oltre a me, più tutta una fitta rete di collaboratori, ciascuno con un livello di coinvolgimento diverso, che spaziano su tutto il territorio».
Con il digitale come vi ponete? «Siamo online, abbiamo i social e il sito. I social peraltro hanno una grande quantità di messaggi e commenti, a dimostrazione del fatto che c’è interesse del territorio e c’è grande vitalità. Di solito sul sito lanciamo un servizio e poi lo approfondiamo sul cartaceo, in un dialogo costante».
Sente il peso della responsabilità della sua prima direzione? «È tutto da scoprire e questa è una sfida stimolante. Sono grata di questa responsabilità che mi è stata affidata, perché un giornale che ha una diffusione importante, una storia importate e tanta attenzione. È un compito che accolgo in punta di piedi, un compito impegnativo. Spero per il futuro di formare tanti giovani, coinvolgere chi si affaccia al giornalismo e fare un po’ di “scuola” di informazione, attivando la voglia di continuare a raccontare».
Eugenio Giannetta