Ci ha lasciati l’avvocato Bruno Segre, 105 anni, fondatore nel 1968 del Centro Studi Pestelli. Intervista integrale pubblicata sul canale YouTube della Banca della Memoria
E’ morto l’avvocato Bruno Segre, aveva 105 anni, giornalista, partigiano e memoria storica della Resistenza, combattente per i diritti civili e in prima fila per la battaglia sul divorzio con Marco Pannella e Loris Fortuna, fondatore nel 1968 del Centro Studi sul giornalismo Pestelli, socialista e consigliere comunale a Torino. Se n’è andato nel Giorno della Memoria, lui ebreo, partigiano combattente, simbolo della lotta al fascismo.
Era sempre il primo ad arrivare alle riunioni del Cda e del Comitato Scientifico. Negli ultimi anni accompagnato dal suo bastone, ma brillante, propositivo, pronto alla battuta, sorridente, come è sempre stato in tutta la sua lunga vita. Ha guidato la sua auto fino ad una più che veneranda età. L’ho visto parcheggiare in una stretta via del centro con precisione millimetrica, che un ragazzo di oggi si sogna. Nel 1968, insieme ad altri giornalisti e uomini della cultura torinese fondò il Centro Pestelli. Entrava nella sala riunioni e strette di mano con tutti, abbracci. Come stai avvocato? “Bene, mangio e dormo, ho qualche dolore alla schiena, ma gli anni sono quelli che sono”. Come se tutto a quell’età fosse normale. L’avvocato Segre era così. Mai domo, mai sazio, mai vinto.
Dopo la guerra, le persecuzioni razziali, gli interrogatori dei nazi fascisti nella famigerata caserma di via Asti a Torino, Segre aggredì la vita per vincere altre battaglie. E’ stato un punto di riferimento per la politica, l’economia, la cultura di Torino. Quando nell’inverno del 2018 i giornalisti torinesi si sono dati appuntamento in piazza Castello per difendere il diritto alla libertà di stampa Segre era lì, in prima fila, con il megafono in mano, come un ragazzo del ’68. Un’immagine che ha fatto il giro del mondo e il quotidiano britannico Daily Mail l’ha pubblicata in prima pagina.
Era diventato un’icona, il simbolo del laicismo e della giustizia e di un giornalismo rigoroso che lui applicava al suo mensile L’Incontro, fondato nel 1949 e ceduto soltanto da qualche anno: “Comincio a fare fatica a comporre tutti i mesi questo giornale” mi disse un giorno che andai a trovarlo nel suo incredibile studio, a pochi passi dalla chiesa della Consolata.
M’invitò alla festa del suo compleanno nella data dei 100. Una grandiosa serata al Circolo della Stampa Sporting. Lui spacchettava i regali, sorrideva, stringeva mani, raccontava aneddoti di 70 anni prima come se fossero accaduti ieri e soprattutto mangiava di gran gusto. Compresa la torta con le candeline, prima del discorso finale. A mezzanotte passata da un pezzo disse di sentirsi un po’ provato, voleva tornare a casa con la sua auto.
L’avvocato Segre è stato questo e moltissimo altro. La prima volta che l’ho conosciuto mi ha parlato del delitto Matteotti (10 giugno 1924). Mi raccontava che lui era un bambino, ma che suo padre aveva le idee ben chiare su chi fossero gli assassini e il mandante. Mi raccontava tutto questo con grande foga, come se l’omicidio fosse accaduto il giorno prima. Bruno Segre nel 1924 aveva 6 anni.
Ciao avvocato, grazie per tutto quello che ci hai insegnato.
Questa è l’intervista integrale che il Centro Studi sul giornalismo Pestelli registrò nello studio dell’avvocato Bruno Segre, e che ora è testimonianza di vita, di lavoro e di passione nella Banca della Memoria. Intervista a cura di Federico Bernini e Mauro Ravarino.