Difendere costituzione e libertà di stampa: il modo migliore per onorare Bruno Segre
È difficile parlare di Bruno Segre aggiungendo qualcosa alle molte e giuste parole che hanno scritto numerosi colleghi dopo che la notizia della sua scomparsa ci ha raggiunti, sabato scorso, proprio nella Giornata della Memoria. È difficile e al tempo stesso semplice perché gli argomenti che avrei voluto trattare questa settimana nel mio Diario sono tutti legati all’eredità che Bruno ci lascia e che siamo ora chiamati a portare avanti.
Per il mondo dell’informazione questo è un periodo davvero complesso. Agli attacchi portati per via legislativa alla libertà di informazione, si sono aggiunte le parole insofferenti e minacciose che la Premier ha pronunciato nei confronti di testate che hanno avuto l’ardire di criticare l’azione del Governo. Parole che, come hanno giustamente sottolineato la segretaria della Federazione della Stampa Alessandra Costante e il Presidente dell’Ordine Carlo Bartoli, sono andate al di là della fisiologica dialettica democratica e che denunciano la crescente insofferenza dell’esecutivo nei confronti della libera stampa.
Una situazione che non può non preoccupare, a maggior ragione se si considerano gli esempi ai quali guarda in Europa la nostra Presidente del Consiglio, primo fra tutti l’ungherese Viktor Orban. Un politico che ha posto da tempo il sistema dell’informazione sotto al rigido controllo del suo Consiglio dei Media, il quale attua una strategia di strangolamento economico nei confronti delle voci sgradite. Il risultato è che in quel paese la stampa di opposizione è stata costretta da tempo al silenzio, una situazione che non è cambiata neanche di fronte alle critiche dell’Unione Europea. Se fosse questo il modello al quale punta il nostro Governo dovremmo allora allarmarci davvero, perché molti dei diritti conquistati da Bruno e dalla generazione che sconfisse la dittatura sarebbero messi in discussione, a partire proprio dalla libertà di stampa.
Non è mio costume lanciare allarmi a ogni stormir di fronda né stabilire paralleli storici che il più delle volte si mostrano infondati, ma a un secolo di distanza dagli eventi che cancellarono la libertà nel nostro paese è doveroso mantenere alta l’attenzione su quanto sta accadendo. Perché se alle braccia tese che vediamo in troppe manifestazioni si aggiungono le parole di chi ci governa, non possiamo non preoccuparci. Il modo migliore per difendere la memoria di Bruno Segre è ricordare che la nostra libertà e l’antifascismo sono scritti nella Costituzione e chiunque tocchi, con le parole o con i fatti, questi principi, sta toccando la nostra libertà.
Stefano Tallia, Presidente Ordine dei Giornalisti del Piemonte