Gazzetta d’Alba, Truglia: «Il digitale ci sta dando soddisfazione»
Prosegue il viaggio della Casa dei Giornalisti attraverso i giornali locali piemontesi, per raccontarne la storia, l’evoluzione, il rapporto con il territorio, con la transizione al digitale e con le nuove generazioni di lettori, in una rubrica settimanale che vi accompagnerà in un percorso alla scoperta dell’editoria locale, vera e propria spina dorsale del pluralismo dell’informazione, a presidio della democrazia e a servizio dei cittadini. Nel racconto di questa settimana la Gazzetta d’Alba.
Gazzetta d’Alba è un settimanale di ispirazione cattolica fondato nel 1882, da un’idea di monsignor Lorenzo Carlo Pampirio. Il giornale ha un bacino di utenza che copre Alba e Bra, oltre ai paesi di Langa e Roero. Fa parte della Federazione italiana settimanali cattolici e tra i suoi direttori va certamente ricordato don Giacomo Alberione – che ha iniziato con Gazzetta d’Alba a inizio Novecento per poi dare vita al gruppo editoriale San Paolo – fino al direttore di oggi, don Giusto Truglia, affiancato in co-direzione da Maria Grazia Olivero. Con loro abbiamo parlato di come è cambiato il giornale e soprattutto del suo approccio al digitale, per il quale ha ottenuto significativi riconoscimenti, tra cui un premio della Fisc.
«Sono qui da 30 anni – racconta Olivero, che prosegue – Ho fatto tutti i passaggi, da collaboratrice esterna a redattrice, poi praticantato ed esame a Roma nel 2000. Nel frattempo le mie competenze si sono evolute, sono passata dalla nera alla giudiziaria, fino allo sport. Il giornale mi ha dato tante soddisfazioni e ho fatto sempre tutto con passione. La svolta importante è arrivata nel 2012, quando abbiamo reimpostato la carta e l’online e sono diventate due cose complementari importanti. Lì abbiamo iniziato a dividere le inchieste e gli approfondimenti sulla carta, dalle notizie più veloci per l’online».
«La redazione – continua Olivero – si sta caratterizzando in questo modo, con una parte della redazione interna e una parte di collaboratori esterni, alcuni inseriti anche in progetti per podcast, interviste filmate, social».
«Sui social abbiamo Facebook e Instagram in particolare: 53 mila sul primo, su area di 150 mila abitanti, questo significa che siamo molto attivi e nei periodi di punta come per esempio la fiera del tartufo ci muoviamo con interviste supplementi e lavori speciali».
«La scelta di andare su carta in modo diverso è stata fatta dieci anni fa, siamo stati premiati a livello nazionale e abbiamo nel tempo anche strutturato collaborazione per incrementare il lavoro: per esempio con Ires facciamo un sondaggio online che diventa un’inchiesta per la carta su temi di approfondimento importanti come l’immigrazione, la cultura, la società, per capire come si muove il mondo. Il giornale locale può ancora avere molta presa sui lettori se viene reimpostato in chiave di approfondimento dei temi sociali che interessano il territorio, mentre sull’online non è solo la cronaca nera a tirare».
Olivero conclude con un passaggio su redazione e target: «Ci sono 5 giornalisti in redazione più noi due direttori e circa 70 collaboratori che curano carta e online. Abbiamo una serie di rubriche, come una di cucina non tradizionale, per esempio, più tutta una serie di altre iniziative. Il target della carta resta più elevato come età media, ma sull’online abbiamo anche dei giovanissimi intorno ai 14 anni».
Don Giusto Truglia ci parla a sua volta della svolta digitale, ma senza dimenticare le origini e la tradizione del giornale locale, strettamente legato al territorio: «Il giornale – spiega – ha una lunga tradizione e sente il peso della tradizione e della responsabilità nel rappresentare un territorio importante. La sfida oggi è sempre quella di traghettare un organo di informazione rispettando le nuove esigenze. Stiamo facendo un grande sforzo per un’informazione nuova attraverso i mezzi digitali e lo stiamo facendo con risultati soddisfacenti: nel numero di luglio-agosto 2023, Prima Comunicazione ci ha inseriti anche nei primi 50 brand – unico settimanale locale – a livello nazionale, per l’attività sul digitale; facciamo circa 12 milioni di pagine viste all’anno, con una informazione a 360 gradi».
«Siamo qualificati come settimanale diocesano – racconta don Giusto Truglia – ma abbiamo una funzione a tutto campo, come da tradizione più che centenaria. È su questo presupposto che Alberione ha impostato il giornale, perciò ci occupiamo di tutto, dalla politica allo sport, passando per la cultura e l’agricoltura, senza tralasciare gli aspetti religiosi, ma senza fare apologetica e senza essere di parte. Non abbiamo mai puntato sulle fazioni ma sul cercare di essere ecumenici, prestando attenzione a tutto, come è proprio dello stile dei Paolini. Ci teniamo a mantenerci rispettosi di tutti, ma con la schiena dritta, non a caso abbiamo anche rinunciato a introiti pubblicitari importanti pur di restare liberi di informare le persone».
«Il rapporto con il territorio – continua don Truglia – è di grande dialogo, oltre al giornale, che è un collettore di iniziative importanti, anche con e per i giovani. Abbiamo portato avanti per esempio una serie di iniziative e incontri nelle scuole dove abbiamo invitato a parlare personaggi come Luigi Ciotti e don Mazzi per farli confrontare con i giovani sul futuro. Per il giornale – conclude – il rapporto con il territorio è fondamentale, irrinunciabile».
Eugenio Giannetta