Ruzza: «Io so è un evento che racconta il rapporto con il potere»
Un doppio evento e un doppio corso di formazione per giornalisti, che è anche un tributo al giornalista Andrea Purgatori – recentemente scomparso -, a cinquant’anni dalla strage di Piazza della Loggia a Brescia; questo doppio momento costituisce un’azione del progetto “Io so”, dedicato alla memoria e all’attualità della strategia della tensione, in corso di realizzazione a livello nazionale dall’Associazione Terra Terra, grazie al contributo della Chiesa Valdese e alla collaborazione dell’Associazione Casa della Memoria di Brescia, Articolo 21 Piemonte, Riforma.it e Zonafranca Spazi interculturali Onlus.
Muovendo dalle parole di Pier Paolo Pasolini e dal suo celebre articolo “Che cos’è questo golpe?” (Corriere della Sera, 1974), il corso ricostruisce anche avvalendosi di letture e contributi attoriali un percorso di memoria e di storia che va dalla strage di Piazza Fontana (1969) alle stragi di Piazza della Loggia e dell’Italicus del 1974.
Ne abbiamo parlato con Elena Ruzza, attrice e regista, che ci ha raccontato come questo workshop intenda sviluppare in forma di dibattito tre diversi metodi di lettura e interpretazione dei fatti: quello del giornalismo d’inchiesta, quello dell’analisi psicologica e infine quello della ricerca storica.
«Il titolo “Io so” – spiega Ruzza – prende spunto dal pezzo giornalistico e storico di PPP; è inoltre un ricordo di Purgatori, che è stato maestro di giornalismo di inchiesta e si è occupato a lungo di queste tematiche. Tre anni fa, quando abbiamo iniziato questo progetto, ha anche partecipato ad un nostro webinar».
«Quella proposta è una chiave di lettura originale, a partire da come è composto il gruppo di lavoro della formazione: io sono attrice e autrice, poi ci sono due giornalisti, un analista politico e una psicoterapeuta, quindi vi sono diversi punti di vista su un tema ancora parzialmente oscuro (molti processi sono ancora in corso). Con questo progetto cerchiamo di cogliere il punto non solo del giornalismo di inchiesta ma anche – attraverso il teatro – della parte più umana ed empatica che questi anni raccontano (dal 1969 al 1980). Furono infatti anni di grandi conquiste di diritti e grandi stragi, e ovviamente le due cose sono collegate».
«Il mio compito sarà principalmente quello di raccontare la parte più umana, del vissuto delle vittime, dei militanti, ma anche far emergere la complessità del rapporto con il potere, i dubbi e le perplessità dei nostri riferimenti politici di allora, il modo in cui hanno affrontato e agito quella complessità. Già allora si parlare di formare uno stato di emergenza per queste stradi, quindi credo sia importante cercare di ricostruire come venne interpretato quel periodo».
«Nel corso proveremo a raccontare i diversi punti di vista sull’agire e sul contrastare, con un filo conduttore in comune: il fatto di difendere la Costituzione».
Eugenio Giannetta