Bartoli a Torino: «Pluralismo condizione essenziale per la democrazia»
L’assemblea annuale di bilancio dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte si è svolta alla presenza del presidente nazionale Carlo Bartoli. L’appuntamento è stata perciò un’occasione per fare il punto sull’attività svolta a livello regionale ma anche sulle prospettive di riforma della legge istituiva che ha ormai superato i sessant’anni. Lo abbiamo intervistato:
«La riforma della legge istitutiva – esordisce Bartoli – è l’elemento più importante di questa legislatura, non solo per il presente ma credo per qualche decennio, perché sono anni che il mondo del giornalismo chiede una riforma. I punti cardine saranno la riforma dell’accesso, che si base sull’idea che occorre una qualificazione molto importante del giornalista in vista della complessità del lavoro che deve svolgere e della complessità del mondo che deve affrontare. Giornalismo e giornalisti credo avranno futuro solo se qualificati e per fare ciò abbiamo individuato – a regime – come criterio di accesso all’esame di stato una Laurea Magistrale in Giornalismo, che va ancora istituita ed entro la quale, nell’arco del biennio, sia prevista una rilevante pratica. In alternativa la Laurea Triennale seguita da Master in Giornalismo, con una fase – anche in questo caso – di apprendimento di tecniche e norme specifiche del giornalismo molto approfondita; la modifica prevede e auspica anche come requisito minimo per essere pubblicisti la Laurea Triennale; chiaramente tutto ciò varrà dal momento in cui verrà approvata, ma non retroattivamente».
Un altro dei temi che hanno tenuto banco in questo ultimo anno è quello relativo all’intelligenza artificiale: «C’è un apparato di normazione importante – che giudico positivamente – che l’Europa sta percorrendo e dovrà trovare articolazione anche in campo nazionale, mentre per quello che riguarda la specifica giornalistica, ci sono due terreni: uno deontologico, con la riscrittura del testo unico deontologico, in cui saranno molti gli elementi di novità, soprattutto sull’IA. L’elemento più importante sarà quello di imporre una dichiarazione sulle modalità di costruzione di contenuti, non solo se sono stati realizzati con l’IA ma anche in che modo, in quali misure e sempre esibiti, con la considerazione che il giornalismo ha futuro solo se è sicuro, tracciabile e si manifesta in maniera trasparente. L’altro terreno riguarda la contrattazione sindacale e non solo, perché se l’IA verrà utilizzata per automatizzare certe mansioni che sono ripetitive e poco creative o estremamente complesse dal punto di vista quantitativo, come la gestione dei dati, pensiamo alla pandemia per esempio, possono essere un ausilio, se guidati e utilizzati dall’uomo, se invece verrà usata solo per abbattere i costi, sarà allora l’ultimo capitolo della storia gloriosa del giornalismo, che si avvierà verso un declino irreversibile».
Altro tema di grande attualità è quello delle querele temerarie e proprio in questi giorni in Piemonte si è parlato di una querela infondata contro un giornalista, con conseguente vittoria per la categoria: «Le querele temerarie – spiega Bartoli – sono uno dei principali problemi e ostacoli a garantire non solo il diritto all’informazione, ma la libertà di espressione per i cittadini. Infatti non colpiscono solo i giornalisti, ma i cittadini che vogliono denunciare ciò che non funziona. Questo non lo dico io, ma lo dice l’Unione Europea. In Italia non si è fatto nulla finora, nonostante l’Italia sia il Paese in Europa dove il fenomeno ha maggiore rilevanza e dinamica di aumento, ma soprattutto dove vi è maggiore utilizzo di questo sistema da parte della politica, che dovrebbe invece essere aliena da questi strumenti. Le querele temerarie vanno disincentivate, perché impediscono il libero esercizio del diritto di cronaca, a fronte di altre misure che inaspriscono in maniera abnorme in termini di sanzioni pecunarie chi viene condannato per diffamazione; c’è sproporzione tra i due ambiti e questo la dice lunga sulla volontà di impedire questo meccanismo».
Altro tema di grande attualità è quello delle aggressioni ai giornalisti, dopo l’uscita del report del progetto Osce sui giornalisti minacciati e una presa di posizione da parte del Consiglio Nazionale: «Da una parte ci sono segnali positivi, con la diminuzione delle aggressioni, ma bisogna anche tenere conto che veniamo dagli anni della pandemia, dove invece vi era stata un’esplosione senza precedenti di violenza e minacce ai giornalisti, perciò il territorio è sempre molto preoccupante. Quello che diciamo sempre ai colleghi è che devono denunciare, perché c’è ancora una fetta importante di fatti che non vengono denunciati. I colleghi non devono avere paura, le forze dell’ordine si muovono, agiscono e sono in grado di esercitare la necessaria dissuasione. Inoltre credo sia preoccupante un sentire comune: persino nello sport oggi si manifestano atti di intolleranza, arroganza e maleducazione, fino al passare alle mani. Questo testimonia il fatto che il giornalista è diventato parafulmine non solo degli ultimi, ma anche di settori che dovrebbero dare il buon esempio e insegnare ai giovani, mentre rischiano di trasformarsi – in questo modo – in cattivi maestri».
Una delle ultime iniziative del Consiglio Nazionale è stata poi la presentazione del progetto sul comunicare la disabilità, sempre più importante in un mondo alla ricerca di parole sempre più corrette e inclusive: «Il giornalismo ha tante pecche, i giornalisti commettono tanti errori, ma allo stesso tempo registro anche una grande tensione e un grande interesse e passione per raccontare nel modo giusto e nella maniera corretta, con il linguaggio più adatto, le belle storie di questo Paese e dei suoi cittadini, dando dignità a tutte le storie e soprattutto a quelle che raccontano una grandissima forza. Con Comunicare la Disabilità. Prima la persona abbiamo realizzato una guida per una comunicazione adeguata e rispettosa delle persone con disabilità. L’obiettivo è sistematizzare questo percorso e uno dei primi momenti per farlo saranno le Olimpiadi invernali nel 2025, proprio in Piemonte, che potranno rappresentare un momento simbolico per non sentire frasi discriminatorie ed espressioni che devono essere bandite dal linguaggio quotidiano, un linguaggio che offende».
Un ultimo passaggio Bartoli lo dedica a commentare lo sciopero dei giornalisti Agi e quello del Secolo XIX, ma anche tutte le altre battaglie per il pluralismo: «Siamo solidali e affiancheremo i colleghi e le colleghe di queste testate, perché il pluralismo non è un orpello ma una condizione essenziale affinché la democrazia possa vivere e prosperare».
Eugenio Giannetta