“Dietro l’obiettivo”, testimonianza sulla vita dei giornalisti a Gaza
In occasione dell’Israeli Apartheid Week, il movimento BDS annuncia l’apertura della mostra fotografica “Dietro l’obiettivo” a Torino
La mostra offre uno sguardo sulle vite dei giornalisti gazawi che, pur subendoli, continuano a documentare gli orrori disumani della guerra. In un contesto in cui l’informazione richiede un coraggio e una perseveranza fuori dal comune, “Dietro l’obiettivo” sottolinea l’importanza vitale del giornalismo indipendente e della testimonianza diretta. La mostra offre una prospettiva sul lavoro dei giornalisti sul campo, le loro sfide quotidiane e il loro impegno per rivelare al mondo ciò che accade.
La mostra sarà aperta al pubblico presso Luoghi Comuni, via San Pio V, 11 – Torino, domenica 7 aprile, dalle 12:00 alle 21:30, con ingresso a offerta libera. Alle 17:00, i visitatori potranno partecipare a una conversazione con il giornalista Murat Cinar, con cui abbiamo anticipato alcuni dei temi che toccherà nel corso dell’incontro: «Il mio intervento si strutturerà in due parti: da una parte proverò a mettere in evidenza il fatto che le guerre non sono solo fatte con le armi, ma esistono anche guerre di tipo mediatico, dove il ruolo dell’informazione e del giornalismo giocano un ruolo fondamentale contro la censura. La seconda parte del mio intervento riguarderà invece la libertà come principio chiave dei giornalisti, che devono essere liberi di raccontare ciò che accade nel mondo, non solo dove ci sono le guerre, senza subire censure di alcun tipo».
«Credo – continua Murat Cinar – che il giornalismo oggi sia molto cambiato. Sono cambiati i mezzi, per esempio. Un tempo si raccoglievano informazioni e si dettava l’articolo o si inviava alla redazione, ma con modalità e tempi diversi, più lunghi. Oggi il racconto inizia prima, è multimediale, comincia a volte con un tweet sui social e questo è parte integrante del lavoro giornalistico e del diritto e libertà dei cittadini di essere informati con un racconto sempre più completo di ciò che accade nel mondo».
«C’è infine una differenza – conclude – tra gli inviati di un tempo e alcuni dei freelance che oggi animano le zone di guerra del mondo. Se da una parte quegli inviati avevano più garanzie, dall’altra rappresentavano la linea ideologica del giornale per cui lavoravano. Ai freelance è invece garantita una maggiore libertà, a fronte chiaramente di maggiori rischi».