L’Indice dei Libri del Mese: «Spessore culturale che investe la società»
L’Indice dei libri del mese è un mensile italiano d’informazione culturale. Fondato nel 1984 è una delle più longeve e autorevoli riviste italiane nel suo ambito.
Nata sul modello della “New York Review of Books”, gli editoriali del primo numero sono firmati da Cesare Cases e Gian Giacomo Migone, che assume la direzione della rivista. La grafica viene affidata all’agenzia Lowe Pirella; le illustrazioni e le copertine vengono realizzate da Tullio Pericoli. Da lì in poi è storia, con la direzione di Cesare Cases nel 1990 e quella di Alberto Papuzzi nel 1994. Nel 2000 la direzione di Luca Rastello e la nascita della la rubrica “Segnali”. Nel 2001 Mimmo Cándito diventa direttore, carica che mantiene per 17 anni. Nel 2018, dopo la morte di Mimmo Cándito cambia il modello di direzione e al nuovo direttore Massimo Vallerani vengono affiancati tre condirettori: Giovanni Filoramo, Beatrice Manetti e Santina Mobiglia. Nel frattempo nel 2008 nasce l’Indice della Scuola e nel 2018 Il Mignolo, supplemento trimestrale di libri per bambini e ragazzi diretto da Sara Marconi.
È Monica Bardi, redattrice della rivista fin dalla sua nascita, a raccontarci un po’ di storia: «L’idea iniziale – dice – è venuta a Migone, che ha sempre insegnato storia del nord America all’Università di Torino. Aveva modelli internazionali di riviste come il supplemento del Times e il New York Review of Books. La volontà era quella di non creare sezioni accademiche ma fare divulgazione alta».
«Per poter scrivere sull’Indice, però, si richiede di essere specialisti nelle materie di cui si scrive, questo ha creato nel tempo il prestigio intellettuale della rivista. Lo spessore culturale è sempre stato il segno distintivo di un modo di pensare e fare la rivista che andava anche oltre la cultura, ma era un vero e proprio laboratorio della società e della politica».
«I segnali di fumo inventati da Luca (Rastello) andavano in questa direzione: pagine tematiche che si aprono alla società, al mondo, alla politica, all’attualità e ai temi del momento».
Bardi prosegue nel suo racconto spiegando anche l’impostazione della rivista: «Nelle prime pagine viene raccontato il libro del mese, quello che è considerato il più importante, con due recensioni nella stessa pagina e poi un primo piano che contrappone intorno al libro due posizioni diverse, per esempio una politica e una letteraria, poi partono le pagine recensorie».
«Nell’Indice non si trova solo letteratura ma anche storia, politica, scienze, ogni sezione tematica è divisa per pagine. Credo che la rivista abbia resistito nel tempo nonostante tanti altri inserti culturali perché conserva un suo segreto: il prestigio che ha avuto e che continua a mantenere, la grande considerazione dei lettori e la scelta di non stroncare, non per negarsi al dibattito, ma per evitare i torni dell’acredine social. Un libro non interessante per l’Indice viene semplicemente ignorato».
Un altro punto forte sono sempre state le illustrazioni e i disegni: «Ogni numero – dice Bardi – ha un autore diverso che lo illustra e questo lo rende un oggetto vintage molto bello esteticamente».
«L’Indice – continua Bardi – è anche associato al Premio Calvino, si apre per cui a esordienti, a persone che vorrebbero pubblicare. Per quello che riguarda l’aspetto dell’online ha una sua versione in cui alcuni articoli cartacei vengono messi in chiaro, ma c’è anche un’alternativa, perché magari oltre alla recensione sul web si può trovare l’intervista all’autore di un libro o altre cose di difficile collocazione per le sezioni più rigide del cartaceo. Siamo presenti anche sui social, cercando di valorizzare questo aspetto per i giovani lettori».
«La redazione stabile è composta da 7 persone, oltre a numerosi recensori; almeno un centinaio, tutte firme prestigiose. I direttori nel tempo sono stati tutti molto diversi tra loro, ognuno ha lasciato una sua impronta sul giornale, fino a farlo diventare la straordinaria creatura che è oggi».