
Difesa del diritto di cronaca e riforme le sfide dell’ordine
L’ho già fatto in alcuni messaggi pubblici, ma riprendendo questa rubrica interrotta durante la campagna elettorale mi pare doveroso ringraziare ancora una volta le colleghe e i colleghi che hanno partecipato al voto e tra di loro quanti hanno ritenuto di confermarmi la fiducia scrivendo sulla scheda il mio nome e quello della squadra che mi accompagnerà nei prossimi tre anni di lavoro. Un lavoro che rappresenta anzitutto la prosecuzione di quanto iniziato nel 2021, quando anche l’Ordine dei Giornalisti, come tutto il paese, doveva rimettersi in moto dopo la pandemia.
Da allora molte cose sono state fatte, ma altre restano da fare, anche alla luce del clima di incertezza e paura che si respira nel mondo. Proprio le crisi che stiamo osservando in campo politico ed economico evidenziano ancor di più l’indispensabilità di una libera informazione e non è casuale che in quei paesi nei quali le democrazie volgono verso sistemi sempre più autoritari il primo bersaglio sia proprio il giornalismo. Accadde già nella Russia di Putin che, giova ricordare, non smise di essere una democrazia con l’invasione dell’Ucraina ma ben prima, quando voci come quella di Anna Politkovskaja, che denunciavano la degenerazione del sistema, vennero ridotte al silenzio con violenza dal regime putiniano. Ci auguriamo naturalmente che non sia questo il medesimo percorso seguito da alcune democrazie occidentali, ma i fatti degli ultimi mesi ci impongono di moltiplicare l’attenzione coinvolgendo l’opinione pubblica in una battaglia a difesa di democrazia, diritti e libertà.
Purtroppo, anche in Italia continuiamo ad assistere a una compressione del diritto di cronaca e alcune parti del “decreto sicurezza” approvato dal Governo che riducono diritti fondamentali come il segreto professionale, non possono che preoccupare. Nel frattempo, non solo la legge sulla presunzione d’innocenza non è stata modificata, ma nuove norme restrittive del diritto di cronaca sono in discussione in Parlamento. Tutto questo ha un impatto diretto sul lavoro quotidiano dei giornalisti e di conseguenza sulla qualità dell’informazione che viene offerta ai cittadini. Se è vero che una soluzione definitiva potrà arrivare solo dal cambiamento delle leggi, sarà nostro impegno vigilare all’interno della nostra Regione perché il diritto di cronaca venga garantito, provando a favorire anche un punto di incontro tra le parti che salvaguardi tutti i diritti in campo.
Tuttavia, l’informazione non muore solo per effetto di leggi restrittive. A minacciare la stampa è anche una crisi del settore che non è ancora superata e che continua a preoccupare: l’ultimo campanello d’allarme è quello suonato per il settimanale “Il Piccolo” di Alessandria che ha annunciato il licenziamento di otto lavoratori. Anche per questa ragione, ascoltando il parere dei direttori delle testate e di esperti del settore, vogliamo farci promotori di una legge di riforma che permetta all’editoria piemontese, cartacea e on-line, di guardare con maggiore serenità al proprio futuro.
In ultimo è nostra intenzione continuare a investire in maniera forte sulla formazione che non rappresenta semplicemente l’obbligo dei crediti da completare ma un concreto strumento di difesa professionale: solo una categoria qualificata e competente potrà reggere la sfida del futuro.
Stefano Tallia,
Presidente Ordine dei Giornalisti del Piemonte