
Salone del Libro: come complicare il compito di chi lavora
A margine della bella inaugurazione del Salone del Libro di Torino che di anno in anno va rafforzandosi come momento centrale nel dibattito culturale italiano, mi sono permesso di inviare al presidente Giulio Biino una garbata lettera di protesta.
Spiace constatare come alcuni cambiamenti introdotti nei rapporti con la stampa abbiano finito con il penalizzare proprio i settori economicamente più fragili della categoria. Da una parte le procedure di accredito si sono infatti complicate, rendendo più difficile ottenere il pass per quei giornalisti freelance privi di un editore di riferimento. Per trentasei anni è stata invece sufficiente la semplice esibizione del tesserino professionale in corso di validità.
Dall’altra, è stato anche cancellato il diritto ad usufruire del parcheggio del Lingotto, senza che per altro ne sia stata data alcuna comunicazione preventiva. Chi scrive e decine di altri colleghi lo ha scoperto dagli addetti alla vigilanza nel momento di entrare.
Piccolezze, si dirà. Ma è anche da questi particolari che si giudica il rapporto con chi il Salone lo frequenta per ragioni professionali.
Stefano Tallia, Presidente Ordine dei Giornalisti del Piemonte