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20/05/2025

L’appello di Anna e Pino Paciolla: «Verità sulla morte di Mario»

Durante il corso di formazione sulle migrazioni, l’intervento a sorpresa dei genitori del cooperante e giornalista italiano scomparso in Colombia in circostanze misteriose

Siamo abituati ormai a cliché formali in queste occasioni: la registrazione e la firma con il proprio nome, l’attesa, poi i saluti iniziali e infine le “agognate” relazioni dei relatori. E, anche ieri, in parte è andata così sino a quando… a sorpresa sono giunti presso la Casa dei Giornalisti di Corso Stati Uniti a Torino – proprio a metà incontro – i genitori del cooperante Onu morto in Colombia il 15 luglio del 2020, Mario Paciolla.

Una morte allora e prontamente derubricata come suicidio, ma contestata dai genitori e dalla loro legale Alessandra Ballerini che segue questo caso torbido (come quello di Giulio Regeni e di molto altri). Una morte che Anna Motta e Pino Paciolla, i genitori di Mario, hanno contestato e contrastato sin dal giorno seguente il tragico annuncio. Troppe discrepanze, troppi elementi nascosti hanno costellato il caso, come ad esempio le prove smaltite in discarica.

Lottare per ottenere verità e giustizia è e dev’essere un mandato per chi opera nell’informazione, per i giornalisti cercare la verità sostanziale dei fatti è un dovere; ascoltare le testimonianze dirette, un privilegio. Dar voce ai testimoni, una missione imprescindibile. Mario Paciolla era anche un giornalista, oltre a essere un cooperante.

E questa sua “missione” è stata colta prontamente, accolta con empatia e interesse da parte dal pubblico presente in sala al corso di formazione sulle migrazioni che non ha perso questa preziosa occasione di confronto.

La voce di Anna e Pino Paciolla, a tratti spezzata dall’emozione, ci ha fatto conoscere il collega Mario, e con loro si è deciso di guardare il recente reportage d’inchiesta di fanpage.it (non debitamente segnalato da molta informazione mainstream), ma che le visualizzazioni sul web stanno premiando.

Inchiesta, tra l’altro, che segue quella pubblicata da L’Espresso e firmata proprio dalla giornalista Antonella Napoli, ieri tra i relatori, capace, già allora, di far emergere molte delle incongruenze, oggi avvalorate anche dalle recenti indagini.

Ed è stata proprio Antonella Napoli, insieme al presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte, Stefano Tallia; dall’attrice e referente del Festival delle Migrazioni di Torino del Progetto Lezioni, Francesca Netto e avvalendosi della lectio magistrale in video, del professor Giovanni Gugg, che si è potuto dar vita e corpo al corso di formazione.  

Si è parlato di Africa o, meglio, di Afriche. L’Africa raccontata oggi è la stessa che ritroviamo anche nel libro di Antonella Napoli e dal titolo Africa – il Continente antico in 16 reportage: un continente dei sogni, dalle antiche tradizioni, un’Africa di migranti e viaggiatori regolari, un’Africa costellata da guerre e da battaglie infinite attraversate da tanti popoli passando dall’Algeria alla Tanzania, dal Congo all’Etiopia, senza dimenticare il danno causato dal colonialismo, anche italiano. Sino al Sudan dove la giornalista visse nel 2019 un brutto momento quando fu fermata per alcune ore perché stava filmando le proteste contro il governo.

Un corso di formazione che non ha voluto dimenticare nulla, che è entrato nella complessità delle migrazioni, nella loro fenomenologia, anche narrativa, passando attraverso la deontologia richiamata con forza da Tallia. All’arte, grazie al progetto “Lezioni” esposto da Francesca Netto, capace di far incontrare un’Africa vista da vicino, quella che abita in noi e con noi; per arrivare alla narrativa legata al fenomeno culturale e sociale, sino alla percezione del fatto migratorio guidato con dovizia dal professor Giovanni Gugg.

Temi densi e importanti e non a caso la mattinata, che si era aperta con un ricordo rivolto a tutte le vittime della guerra e della sopraffazione, si è chiusa con l’abbraccio collettivo rivolto alla famiglia Paciolla.

Gian Mario Gillio

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