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ATTUALITA'

10/09/2025

Festival delle Migrazioni a Torino, Tana Anglana: «Raccontarle, sfida di linguaggio»

Dal 10 al 14 settembre 2025 Torino ospiterà la settima edizione del Festival delle Migrazioni, un appuntamento che torna a riempire la città di teatro, arte, cinema, letteratura, formazione per giornalisti e operatori della comunicazione, ma anche performance partecipate, per offrire strumenti di coinvolgimento, analisi e riflessione sulla complessità del fenomeno migratorio. Un evento diffuso che, attraverso linguaggi diversi, invita a interrogarsi su contraddizioni, problematiche, ricchezze e bellezze di un tema che riguarda profondamente la società contemporanea, diventando negli anni un punto di riferimento nazionale per chi si occupa di nuovi sguardi e nuove narrazioni.

Il programma di quest’anno è ricco di appuntamenti che intrecciano linguaggi artistici, dibattiti e momenti di formazione. Tra gli eventi più attesi, il Palestinian Circus porterà in scena “Sarab”, spettacolo di circo-teatro che chiuderà la rassegna il 14 settembre. Con “Ogni luogo è un dove”, Massimo Germini, Eleni Malos e lo scrittore e antropologo Marco Aime intrecceranno parole e musica per accompagnare il pubblico lungo le rotte migratorie. Non mancheranno infine spazi di approfondimento dedicati ai grandi temi dell’attualità, dai rimpatri al Nuovo Patto europeo sulla Migrazione, dalle frontiere tra Messico e Stati Uniti alla testimonianza di Lam Magok in “Il cuore oltre ogni frontiera”. In particolare, due tra questi eventi saranno anche al centro di incontri di formazione dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte:

Il nuovo Patto Europeo su migrazione e asilo: controllo, diritti, frontiere

Scrivere di guerre e conflitti. Giornalismo e responsabilità delle parole

Un’attenzione particolare sarà rivolta poi ai conflitti internazionali. Con “Storie di attivismo e resistenza” si parlerà di Palestina insieme a Moni Ovadia, Noor Abo Alrob e Paolo Ferrara, coordinati da Barbara Schiavulli, mentre Giosef Torino proporrà il workshop “Perché Palestina?”.

Le giornaliste Monica Perosino e Anna Zafesova affronteranno invece il conflitto tra Ucraina e Russia.

Ampio spazio sarà dato anche al racconto delle migrazioni attraverso il giornalismo, con un incontro che vedrà la partecipazione di Nello Scavo, Paola Barretta, Tana Anglana e Stefano Tallia, presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte. Proprio questo appuntamento, organizzato in collaborazione con l’Ordine, è stato per la “Casa dei Giornalisti” un’occasione per riflettere sulla responsabilità delle parole e delle immagini nel raccontare conflitti e migrazioni, un tema sempre più urgente in un panorama mediatico complesso.

L’abbiamo fatto intervistando Anglana Tana, esperta in migrazione e cambiamento della narrazione, che interverrà in questo contesto, raccontando il cuore del suo lavoro: «Mi occupo di comunicazione strategica per organizzazioni della società civile. Quando parlo di comunicazione strategica, mi riferisco a strategie mirate con un obiettivo specifico, atte a contribuire a cambiare il contesto socio-culturale attorno al fenomeno migratorio. La difficoltà che riscontro rispetto al mondo del giornalismo è che questo obiettivo non è sempre facile da far emergere: talvolta i media hanno corrispondenze con la politica e non sempre queste sono allineate con la società civile. Il mio contributo è allora quello di cercare di modificare un contesto sempre più ostile, per provare a rendere le società alleate tra loro. Il punto di svolta credo sia creare una massa critica che non accetti più passivamente che l’asticella delle politiche ritenute accettabili si abbassi sempre di più».

Anglana Tana sottolinea poi anche l’importanza di un cambiamento nella comunicazione e una narrazione che sia capace di tenere insieme complessità e pluralità: «A volte – spiega – è necessario fornire comunicati con un’impostazione strategica, per cercare di costruire informazioni in grado di raccontare il pluralismo, purtroppo non sempre riconosciuto. Tra i principali ostacoli nel racconto delle migrazioni – continua – ci sono la forte polarizzazione sociale, l’economia dell’attenzione imposta dai social e l’uso eccessivo di dati e statistiche, che rischia di allontanare il pubblico. Superare questi blocchi è fondamentale: l’obiettivo è cambiare registro».

L’esperta mette in guardia anche dall’influenza crescente degli algoritmi e dalla semplificazione mediatica: «Siamo in un crocevia della comunicazione che intreccia giornalismo tradizionale e sistemi che decidono cosa vediamo e quando, l’agenda. Spesso si sacrifica la complessità per ottenere clic, con effetti di sofferenza e aggressività sociale. Serve uscire dalla bolla, parlare a quel centro fluido della società che non è informato né particolarmente interessato, ma fortemente influenzabile da come vengono raccontate le cose. Comunicare alle persone ciò che ci unisce più che ciò che ci divide è il cuore del mio lavoro. Credo che questo possa davvero spostare l’ago della bilancia».

Il Festival delle Migrazioni 2025 si conferma così non solo come un laboratorio di sperimentazione artistica e culturale, ma anche come un luogo di confronto e formazione dove giornalisti, attivisti, artisti e cittadini possono riflettere insieme su come raccontare un mondo in trasformazione. Con la partecipazione di Tana Anglana e con gli incontri organizzati in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti del Piemonte, questa edizione apre infatti ancora una volta uno spazio importante per ripensare il linguaggio e le prospettive con cui parliamo di migrazioni, conflitti e diritti.

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