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ATTUALITA'

15/09/2025

Barriera di Milano e Porta Palazzo, un appello da raccogliere

Tre parroci scrivono ai direttori dei giornali per una diversa narrazione delle zone difficili

In queste settimane una parte importante della proposta formativa dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte è dedicata ai temi dell’accoglienza degli stranieri, argomenti che trovano sempre più spesso spazio nelle pagine di cronaca spinti da fatti di violenza. Se negli incontri proposti dal “Festival delle Migrazioni” e dal “Festival dell’accoglienza” che apre i battenti proprio questa settimana l’impegno è quello di trovare le parole giuste per raccontare temi complessi, dobbiamo però riconoscere come talvolta questo sforzo non produca i risultati sperati nel lavoro delle redazioni. Certo, a indirizzare l’informazione contribuiscono spesso le forze politiche che fanno delle migrazioni un terreno di propaganda più che di riflessione e anche gli organici ridotti all’osso nelle redazioni certo non aiutano approfondimento e verifica delle notizie. Tuttavia, credo non vada sottovalutato l’appello rivolto ai direttori dei giornali da tre parroci di frontiera come don Andrea Bisacchi, don Marco Vitale e don Alessandro Rossi che operano nei quartieri torinesi di Barriera di Milano e di Porta Palazzo. A partire dai recenti avvenimenti di cronaca che hanno interessato quelle zone con due fatti di sangue a breve distanza l’uno dall’altro, i religiosi invitano a porre lo sguardo con una prospettiva diversa, una prospettiva che, pur non nascondendo le difficoltà, provi anche a non soffocare le esperienze positive che tentano invece a dare una risposta al disagio sociale. «Gentile direttore -scrivono nel loro testo- i problemi sono sotto gli occhi di tutti, ma Barriera e Aurora non sono solo problemi. La ringraziamo se potrà dare spazio anche ad una narrazione diversa di questi luoghi, perché vicino al buio noi abbiamo visto tanta luce, ed è proprio questa luce che ogni giorno ci spinge a vivere e ad amare questo territorio». 

Parole che sarebbe sbagliato far cadere nel vuoto. Se il compito dei giornalisti è quello di raccontare i fatti che accadono anche nella loro durezza, è però importante che lo sguardo sia il più ampio possibile per offrire ai lettori un quadro completo attraverso il quale interpretare i fenomeni. Raccontare ad esempio dei contesti dai quali provengono le persone straniere, non è un esercizio di pietismo ma serve a inquadrare i temi nella loro complessità, evitando anche l’inaccettabile distinzione che talvolta continua a essere fatta tra i cosiddetti “migranti economici” e le persone che fuggono da guerre e conflitti, quasi vi fossero tragedie che danno un diritto maggiore di altre ad essere accolti. Dare voce alle persone che spendono il loro tempo nella solidarietà, non è “buonismo” ma significa concedere il meritato spazio a chi si impegna per dare una risposta concreta ai problemi per migliorare la vita di tutti.    

Nessun dito puntato, ma un appello a tenere alto lo sguardo su fenomeni che riguardano il nostro futuro e che l’estendersi dei conflitti nel mondo rischia di rendere, purtroppo, ancor più delicati e difficili da interpretare. 

Grazie a tutte le colleghe e i colleghi per l’attenzione che vorranno prestare a queste parole.

Stefano Tallia, Presidente Ordine dei Giornalisti del Piemonte

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