
Addio a Roberto Reale, cronista d’anima e di mestiere
Per oltre trent’anni alla “Stampa”, è stato una delle voci più autorevoli della cronaca torinese
Si è spento a 79 anni Roberto Reale, storico giornalista de La Stampa e figura di riferimento del giornalismo torinese. È morto nella notte tra giovedì e venerdì, dopo una cena trascorsa in famiglia.
Con lui se ne va uno degli ultimi protagonisti di una stagione del giornalismo fatta di passione, dedizione e conoscenza profonda del territorio. Chi ha condiviso con lui la redazione di via Marenco lo ricorda come «un cronista di razza», capace di mantenere sempre lo sguardo curioso e la penna attenta anche davanti alle notizie più difficili.
Entrato a La Stampa nel 1971, dopo la laurea in Scienze politiche, Reale lavorò nella redazione di cronaca fino al 1998, diventandone caposervizio e poi vice responsabile. Nel corso di quasi tre decenni si è occupato di tutto: dalla nera — quella che richiede fiuto, freddezza e sensibilità — alla bianca, con particolare attenzione ai temi economici e fiscali.
Fu tra i primi a capire quanto fosse importante spiegare ai lettori i meccanismi della burocrazia e del fisco, dando vita a una rubrica che, con linguaggio chiaro e accessibile, aiutava a orientarsi tra norme e cavilli amministrativi.
Negli anni Settanta Reale faceva parte dei cosiddetti “Borio boys”, la squadra di giovani cronisti cresciuti sotto la guida del mitico capocronista Mario Borio. In quella palestra professionale, tra fumo di sigarette, macchine per scrivere e telefoni che squillavano senza sosta, Reale affinò uno stile fatto di precisione e rispetto per le persone dietro le notizie.
