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ATTUALITA'

10/11/2025

Emergenza informazione: il 3 febbraio iniziative a Roma e nelle regioni

Sono state decise dal Consiglio Nazionale aperto dagli interventi di Malauguti e Ranucci

Il 3 febbraio del 2026 saranno trascorsi esattamente sessantatré anni da quando venne approvata la legge che istituisce l’Ordine dei Giornalisti e regolamenta la professione. Da allora, come sanno molti di coloro che leggono queste righe, innumerevoli tentativi di riforma si sono susseguiti senza che nessuno abbia però avuto la forza per andare in porto. Anche la modesta riforma proposta un anno fa per semplificare un sistema elettorale arcaico è stata bloccata dai veti incrociati delle forze politiche e così la professione, definita da tutti come cardine della democrazia, resta regolata da una legge ormai del tutto fuori dal tempo. Ma non è questo il solo elemento di sottovalutazione e distrazione da parte del Parlamento. Della crescita delle aggressioni fisiche abbiamo parlato diffusamente in queste settimane seguite all’attentato a Sigfrido Ranucci, un po’ meno si è riflettuto sulle cosiddette querele temerarie che continuano a colpire decine di giornalisti in tutta Italia. Un problema per il quale esisterebbe un rimedio piuttosto semplice: senza nulla togliere al diritto di chi si sente danneggiato di richiedere un risarcimento anche monetario, sarebbe sufficiente stabilire che se quella richiesta, al termine del procedimento, si mostra invece infondata o spropositata rispetto al presunto danno subito, un risarcimento di medesima misura tocchi al giornalista ingiustamente accusato.

Non solo. Da ventiquattro mesi la categoria attende che il Ministero della Giustizia recepisca la delibera del Consiglio nazionale dell’Ordine sull’equo compenso, atto che consentirebbe ai giornalisti di godere dei diritti sanciti dalla legge 49/2023 che aveva come prima firmataria, ironia della sorte, proprio la Presidente del Consiglio. E all’elenco, pur non essendo la materia di stretta competenza dell’Ordine, andrebbe aggiunto anche il mancato rinnovo del contratto di lavoro Fnsi-Fieg scaduto da dieci anni e per il quale, con ogni probabilità, si andrà allo sciopero entro la fine di novembre

Un cahier de doléances che è stato al centro dell’ultima riunione del Consiglio nazionale, aperto dagli interventi del direttore de La Stampa Andrea Malaguti e dal conduttore di report Sigfrido Ranucci che hanno invitato la categoria a prendere l’iniziativa contro le crescenti limitazioni alla libertà di stampa.

Un appello che non è caduto nel vuoto e che porterà a una manifestazione nazionale della categoria il 3 febbraio, a Roma, anticipata nei giorni precedenti da appuntamenti a livello locale. Tre anni fa, in occasione del sessantesimo anniversario della legge professionale, i toni usati dai vertici dell’Ordine nel convegno fatto alla Biblioteca nazionale e al quale intervenne anche il ministro Nordio furono molto dialoganti. Trascorsi altri tre anni senza che nulla sia accaduto e anzi, di fronte a ulteriori provvedimenti legislativi che hanno limitato il diritto di cronaca, credo sia necessario che la categoria alzi la voce. Lo faccia allargando il più possibile il fronte delle alleanze, dai sindacati alle organizzazioni del terzo settore, alla società civile nel suo complesso. Prendendo a prestito un vecchio adagio, potremmo scegliere come nostro slogan “se non ti occupi del giornalismo, sarà il giornalismo a occuparsi di te” perché l’informazione è l’acqua che innaffia la pianta della democrazia e nessuno può permettersi di vederla appassire. Da qui a febbraio, anche in Piemonte, penseremo a come curarla sperando di trovare molti compagni di strada.     

Stefano Tallia, Presidente Ordine dei Giornalisti del Piemonte

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