
Quella delegittimazione della stampa che arma i violenti
In Italia un’emergenza fatta di aggressioni e minacce ma anche di carenza di regole del lavoro
Proprio la scorsa settimana ho fatto un piccolo test. In occasione dello sciopero del 28 novembre ho deciso, cosa che faccio raramente, di promuovere sui social il post con il quale spiegavo le buone ragioni per aderire alla protesta. L’ho fatto perché ritengo che nella mobilitazione dei giornalisti per ottenere giuste condizioni di lavoro vi siano elementi di interesse generale per la nostra società.
Quel piccolo test, che ha portato le mie opinioni a una platea decisamente più vasta rispetto a quella abituale, mi ha indotto a riflessioni profonde. Potrei dire infatti che i tre quarti dei commenti ricevuti, ben lontani dall’entrare nel merito dei temi posti, altro non erano se non insulti ciechi e ignoranti nei confronti della categoria. Commenti che sono stato costretto a rimuovere, ma che sono comunque il barometro di una degenerazione intellettuale e cognitiva del paese piuttosto preoccupante.
Così, già l’aggressione della quale era stato vittima il 25 novembre il fotoreporter freelance malmenato da un passeggero della metropolitana di Torino mentre stava documentando una manifestazione, mi era parsa la logica conseguenza di questo clima.
L’assalto subito dalla Stampa proprio nel giorno dello sciopero, con sinistra quanto significativa coincidenza, è stato poi il punto esclamativo di una situazione che chiede di essere affrontata con urgenza: in Italia esiste un’emergenza informazione che nessuno può permettersi di sottovalutare. Non mi dilungo ulteriormente sulla valutazione di quanto accaduto in via Lugaro, non potrei farlo meglio di quanto ha fatto il direttore Andrea Malaguti con parole ferme quanto pacate, le stesse che poche settimane fa aveva usato per contrastare la tesi di quanti intendevano sottovalutare ciò che accaduto a Gaza. Parole che di certo gli assalitori del giornale non avranno letto né ascoltato…
Voglio invece soffermarmi su quell’emergenza democratica che ha come base un clima di delegittimazione nei confronti della stampa che trova talvolta spazio nel dibattito pubblico anche tra quanti in queste ore hanno espresso solidarietà alla redazione della Stampa, come qualche settimana fa l’avevano espressa a Sigfrido Ranucci. I giornali possono raccontare bene o male le notizie, possono esprimere opinioni condivisibili oppure no, ma questo è il sale della democrazia e a chi svolge questo mestiere dev’essere riconosciuto sempre il rispetto dovuto alle istituzioni di controllo. Al Parlamento allora dico: volete testimoniare davvero la vostra solidarietà? Fatelo concretamente, approvando subito una legge contro le querele bavaglio che sono anch’esse una forma di minaccia e di intimidazione. Fatelo convocando anche da subito il tavolo tra il sindacato dei giornalisti e gli editori per spingere verso un’intesa che assicuri un contratto decente a una categoria che lo attende da dieci anni, perché la libertà, come tutti sappiamo, è anche la libertà economica.
Poi certo, la protezione delle sedi dei giornali, il tavolo di coordinamento sulla sicurezza e le iniziative giuste e meritorie per le quali ringrazio il Prefetto di Torino anche per la sollecitudine serviranno a evitare il ripetersi di episodi come quelli di venerdì scorso in via Lugaro, o quantomeno a renderli più difficili.
Ma è soprattutto sulla cultura del paese che bisogna lavorare, perché il discredito nei confronti dell’informazione è come una goccia che scava la pietra e quella pietra è la democrazia: pare solida e forte, eppure ci vuol niente per ridurla in polvere.
Stefano Tallia, Presidente Ordine dei Giornalisti del Piemonte
Foto Credit: Tonino Di Marco
