L’accessibilità ha un’esigenza di formazione e informazione
Spesso anche la semplice libertà di accedere alla pubblica amministrazione diventa difficile: per motivi di lingua, di rallentamento della burocrazia, per il divario tra l’età anagrafica e i nuovi sistemi digitali. Martedì 10 ottobre in un corso proposto da Ordine dei Giornalisti del Piemonte, organizzato da Ufficio Pastorale Migranti – Arcidiocesi di Torino, nell’ambito del Festival dell’Accoglienza “E mi avete accolto”, in collaborazione con Asgi – Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione si è parlato di quali possano essere le vie percorribili per riconoscere ai migranti la piena accessibilità ai servizi pubblici.
A introdurre i lavori è Sergio Durando, direttore della Pastorale Migranti, che la parola Davide Petrini, già ordinario di Diritto Penale presso l’Università degli Studi di Torino e conduttore del talk: «Una delle caratteristiche di questo festival – dice Petrini – è non limitarsi alla denuncia ma considerare anche le esperienze positive e cercare soluzioni».
Nel corso degli interventi, quello che emerge è una difficoltà di fondo a districarsi nella burocrazia, ma non solo, Elena Vilardi, dell’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione (Asgi), per esempio, pone l’accento su come il migrante viva spesso una vita sospesa: «Purtroppo più fragili sono quelli che incontrano le problematiche più complesse anche dal punto di vista dell’accessibilità».
Sandro Golzio, esperto nella progettazione e analisi delle procedure informatiche, prova nel suo intervento a spiegare cosa si possa fare concretamente: «Sugli aspetti tecnologici bisognerebbe portare avanti sviluppi che tengano maggiormente in conto il punto di vista dell’utente finale, che oggi è mediato – quando va bene – da qualche associazione, ma normalmente dall’ufficio di chi si occupa di quelle procedure; l’altra cosa che si può fare è potenziare il sistema dei mediatori culturali e in questo senso il ruolo del volontariato potrebbe essere fondamentale».
Il tema del punto di vista è un tema importante sia dal punto di vista giornalistico che dal punto di vista più generale del racconto di queste criticità in vista della ricerca di una o più soluzioni. Roberta Valetti, ricercatrice Ires Piemonte e referente del Progetto Mediato e responsabile Osservatorio Immigrazione e diritto d’asilo, parla per esempio – commentando ricerche Ires – di «esigenza di informazione e supporto per l’accesso, a partire anche dalla risoluzione di criticità interne di operatori spesso caricati di lavoro a causa di risorse scarse e organizzazione non mirata».
Nel corso del dibattito è intervenuto anche l’assessore ai servizi demografici e statistici, toponomastica e decentramento, protezione civile, manutenzione viabilità e verde pubblico, fontane e monumenti, tutela animali della città di Torino, Francesco Tresso: «Oggi una città come Torino sa che gran parte della sua partita passa attraverso l’accesso all’informazione e ai servizi; per questo motivo si va in una direzione in cui c’è sempre un maggiore accesso. È giusto che ci sia attenzione alla prossimità, per cogliere le risposte, che non sono solo la digitalizzazione ma lo stare nei servizi e sfruttare il potenziale enorme della città».
Tra i giornalisti, interviene sul tema in collegamento Duccio Facchini, direttore di Altreconomia a partire dal commento dei dati di alcune inchieste portate avanti dal suo giornale sul tema dell’accesso alle procedure per i richiedenti asilo. A chiudere il talk sono Norma De Piccoli, ordinaria di Sociologia all’Università di Torino e Sergio Durando, che accennano alla difficoltà di sentirsi stranieri in terra straniera e dover affrontare dopo tanti ostacoli, anche questi: «Dovremmo essere tutti più impegnati nella partecipazione, tutti più presenti e più attivi», chiosa Durando.