Emergenza informazione: appello dei giornalisti a Governo e Parlamento
Coordinamento degli enti della professione
Azioni di contrasto al precariato dilagante nel mercato del lavoro giornalistico; interventi contro il fenomeno preoccupante delle minacce ai cronisti e per arginare l’utilizzo delle querele temerarie come bavaglio alla stampa; norme a tutela del segreto professionale e delle fonti dei giornalisti; le riforme dell’Ordine professionale e del sistema di governance del servizio pubblico radiotelevisivo. Una nuova legge di sistema che consenta di affrontare la transizione digitale.
Questi i temi posti dalla Fnsi, insieme con l’Ordine nazionale dei giornalisti e gli altri enti della categoria, al governo e al parlamento che risulteranno eletti il prossimo 25 settembre. A snocciolarli, mercoledì 14 settembre, alla vigilia del voto, nella sede del sindacato, il segretario della Fnsi Raffaele Lorusso, il presidente del Cnog Carlo Bartoli, la presidente del Fondo di previdenza complementare Alessia Marani, il presidente di Casagit Salute Gianfranco Giuliani.
Con loro anche la presidente dell’Inpgi Marina Macelloni, il segretario dell’Usigrai Daniele Macheda, il presidente dell’Unione pensionati Guido Bossa, Vittorio Roidi per la Fondazione Murialdi, la portavoce dell’associazione Articolo21 Elisa Marincola, Giulia Guida della segreteria nazionale della Cgil.
«I lavoratori di tutta la filiera dell’informazione stanno lottando contro una crisi senza precedenti. A governo e parlamento che verranno, come abbiamo fatto con quelli attuali e con chi li ha preceduti, ribadiamo che questi interventi sono necessari non solo per il settore, ma per tutti i cittadini, perché riguardano la tenuta della democrazia», ha esordito il segretario generale Lorusso. «È una battaglia che dobbiamo combattere insieme», gli ha fatto eco, Guida.
Del resto a manifestare preoccupazione per quella che è una vera e propria «emergenza informazione» non sono solo i lavoratori. «Anche la Commissione europea, nella recente relazione sullo stato di diritto nell’Unione, ha sottolineato il problema della precarietà del mercato del lavoro giornalistico in Italia. Anche il Papa – ha aggiunto Lorusso – è intervenuto per denunciare l’emergenza lavoro in questo Paese».
Per il presidente dell’Ordine, Carlo Bartoli, sono necessarie norme al passo coi tempi per governare il cambiamento che l’editoria sta affrontando. «L’architettura si cui si basa il sistema è ferma a leggi del 1948 e del 1963. Vedo da parte della politica una trasversale ostilità a sostenere il settore, ma questa è una visione miope. Norme a tutela e a sostegno di una informazione libera, autorevole e di qualità sono norme a tutela della democrazia», ha osservato, ribadendo ancora la richiesta di un giurì dell’informazione e la riforma dell’accesso alla professione. «Dopo anni i rappresentanti dei giornalisti italiani sono compatti in questa battaglia. Ai presenti e futuri interlocutori politici diciamo: se non volete farlo per la democrazia fatelo per interesse: è necessario tutelare un settore nevralgico per la nazione per non farla diventare una colonia delle grandi piattaforme che commerciano in dati e informazione».
Per il presidente di Casagit Salute, Gianfranco Giuliani, «la precarietà del lavoro danneggia l’intero sistema. Per questo sono necessari da parte delle istituzioni provvedimenti di natura strutturale, che favoriscano chi investe in progetti di innovazione e sviluppo basati sulla stabilità e sulla dignità del lavoro».
E ancora, ha aggiunto Giuliani «in materia di diritto alla salute non solo è opportuno destinare risorse adeguate alla sanità, ma anche coinvolgere senza presunzione e preclusione i soggetti del terzo settore portatori di esperienze e di idee».
Di «disinteresse pericoloso» delle istituzioni nei confronti dei giornalisti «che può causare danni alla democrazia» ha parlato anche Alessia Marani, presidente del Fondo di previdenza complementare, che ha anche puntato il dito contro le norme di recepimento in Italia della direttiva europea sulla presunzione di non colpevolezza. «Sta diventando sempre più difficile verificare le fonti e questo è di per sé un attacco alla democrazia, non solo alla professione».
Sulla riforma del servizio pubblico radiotelevisivo si è soffermato il segretario dell’Usigrai, Daniele Macheda, che ha anche notato come «è dalla politica che nasce l’idea della disintermediazione che colpisce in primo luogo giornalisti e sindacati. È ora di dare un taglio a questo racconto di notizie che possono fare a meno dei giornalisti e di lavoratori senza sindacati. Che proprio la politica non intervenga anche su questi temi e un brutto segnale», ha rimarcato.
«Serve una legge di riforma organica del sistema dove il tema delle regole deve essere il tema comune: qualità del “prodotto”, rispetto del lavoro, solo così si può continuare a garantire informazione ai cittadini», ha evidenziato Giulia Guida, che chiudendo l’incontro ha ribadito sostegno alla battaglia dei giornalisti e rilanciato l’invito a governo e parlamento che verranno ad intervenire per mettere in sicurezza il settore.