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ATTUALITA'

15/06/2023

Il futuro della sanità? È nella contaminazione tra i sistemi

di Stefano Menna

14 giugno 2023 – Costruire una narrazione che racconti come collocare la sanità integrativa in un modello universalistico, potenziando l’efficienza e riducendo le diseguaglianze. Il professor Mario Del Vecchio, docente alla Sda Bocconi e direttore dell’Osservatorio sui consumi privati in sanità (centro studi attivo da dieci anni e di cui Casagit Salute è partner fin dalla fondazione), introdotto dalla vicepresidente di Casagit Salute Grazia Maria Napoli, è intervenuto all’8° Assemblea nazionale offrendo una riflessione e un contributo significativo alla conoscenza del settore. Una panoramica articolata sul mondo della sanità pubblica, privata, integrativa: lo stesso scenario in cui si colloca l’attività Casagit, anche in termini di prospettive e opportunità di posizionamento in un mercato sempre più aperto e competitivo.

“Partiamo dal nodo cruciale delle risorse. La spesa sanitaria pubblica nel nostro Paese è raddoppiata, passando da 65 miliardi nel 2000 a oltre 120 di oggi. In realtà siamo cresciuti tra il 2000 e il 2010, quando il sistema pubblico ha incrementato gli investimenti fino ad arrivare al 6,9% del pil. Poi sono arrivati gli effetti della “gelata” della crisi economica del 2009, che in dieci anni ha provocato la discesa di mezzo punto del rapporto tra spesa e pil. Anni in cui nel frattempo la società è invecchiata, i costi sono aumentati per gli sviluppi scientifico-tecnologici della medicina e sono stati aggiornati i Lea”, ha spiegato Del Vecchio.

Nel 2019 la spesa sanitaria pubblica rappresentava il 6,4% del pil, quella privata il 2,3%, per un totale di investimenti in sanità pari al 8,7% del pil: circa 2 mila euro a persona. “Ma in Germania e Francia la spesa era già il doppio. La stessa Gran Bretagna, pur con la crisi del National Health Service, arrivava comunque al 10,2%, il Portogallo al 9,5% del pil. Come capacità di risposta e tutela ai bisogni di salute, eravamo sopra solo alla Grecia, attestata al 7,8%”, ha continuato l’economista.

E il futuro? Le previsioni delineano un’ulteriore tendenza all’aumento della spesa a causa dell’invecchiamento demografico, del continuo avanzamento tecnologico e della diffusione delle malattie croniche. “Se volessimo arrivare tra 10 anni ai livelli di Gran Bretagna e Portogallo, servirebbero 20 miliardi di spesa. Altri 20 per arrivare ai livelli di Francia e Germania”. Ma chi metterà a disposizione queste risorse per finanziare i bisogni di salute, il sistema pubblico o il consumatore privato? “La spesa per la sanità pubblica è costretta a competere con le altre risorse che ogni anno vengono inserite nella legge di bilancio: basti pensare che nel Def del 2022 le stime portano la sanità al 6% del pil nel 2025 e al 6,2% nel 2026, comunque sotto i livelli del 2019. Difficile quindi che il punto di pil che servirebbe per soddisfare i reali bisogni di salute venga investito dallo Stato”.

In una simile situazione di carenza di risorse, è necessario ragionare in termini di ibridazione dei paradigmi, di apertura dei confini tra il mondo dei fondi integrativi e quello della sanità pubblica. “Già oggi ci troviamo di fatto in un sistema misto, sono 15 milioni gli italiani che ricorrono alla sanità integrativa”, continua Del Vecchio. Dei 40 miliardi di spesa privata, meno di 4 sono intermediati: si tratta di consumi individuali e non collettivi, che prestano il fianco a iniquità e diseguaglianze. “La sanità è un universo dinamico, dominato da consumi ibridi: dobbiamo aiutare le persone a scegliere meglio, orientando i consumi e investendo su health literacy e alfabetizzazione sanitaria. In un mondo sempre più dominato dalla cronicità, dove la domanda di assistenza sanitaria è continua e frequente, servono nuove soluzioni per rispondere alle attese della società. Magari provando anche a cambiarle”, ha concluso Del Vecchio.

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