Congresso Usigrai: «Diritto di critica e di cronaca sotto attacco»
Da lunedì 13 a giovedì 16 gennaio a Milano Marittima (Ravenna) si sono tenuti i lavori che porteranno al rinnovo degli organismi statutari del sindacato dei giornalisti del servizio pubblico. Fra gli ospiti la presidente della commissione di Vigilanza Rai Barbara Floridia, il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, il governatore dell’Emilia-Romagna Michele De Pascale, i presidenti Paolo Amadasi (Aser), Gianfranco Giuliani (Casagit), Alessia Marani (Fondo di previdenza complementare).
Tra gli interventi, il segretario uscente del sindacato dei giornalisti Rai, Daniele Macheda, ma anche il presidente della Fnsi Vittorio di Trapani e Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi.
Il presidente Fnsi ha lanciato l’allarme e rivolto un appello ai colleghi: «Oggi abbiamo bisogno di più Europa. Dell’Europa dei diritti e delle libertà», mentre «in Italia quei diritti e quelle libertà sono sotto attacco e anche il diritto di critica e di cronaca sono sotto attacco, con le norme che riguardano la presunzione di innocenza, dalla riforma Cartabia al divieto di pubblicare le ordinanze di custodia cautelare, la legge sulla diffamazione, le querele bavaglio, i tentativi di scoprire le fonti dei giornalisti».
E in riferimento alla Rai, Di Trapani ha osservato: «I giornali sono comunità, le reti sono comunità, non puoi snaturarle. Non puoi pensare che cambiando qualche conduttore, cambierà l’opinione di chi guarda. Semplicemente i telespettatori cambiano canale. Ed è quello che sta succedendo».
La segretaria generale Fnsi ha auspicato il ritorno «all’unitarietà sindacale, recuperando le posizioni, i numeri e la forza che abbiamo perso. Dobbiamo fare un’analisi e non accontentarci delle soluzioni preconfezionate semplici. Dobbiamo farlo perché altrimenti, prima o poi, a cominciare dalla Rai dovremo abituarci a una rappresentanza sindacale frammentata e per questo più debole».
Costante ha poi ricordato che la Fnsi è impegnata in una sfida complicata: «La libertà dell’informazione passa da un contratto di lavoro che mantenga tutele forti per i giornalisti. Dobbiamo firmare un contratto che recuperi i tempi di vita e rimetta soldi nelle tasche dei colleghi. Ma non è sufficiente la firma, perché poi un contratto va fatto rispettare. L’obiettivo è quello di portare diritti a chi non ne ha».