
Costante: «Scioperiamo per il lavoro giornalistico e il futuro delle redazioni»
Lo sciopero del 28 novembre è prima di tutto una rivendicazione contrattuale, ma non solo: è una battaglia per il futuro del giornalismo in Italia, per i diritti dei giovani e per la tenuta democratica del Paese. A dirlo con chiarezza è Alessandra Costante, segretaria generale della Federazione nazionale della Stampa italiana, che abbiamo intervistato per comprendere le ragioni più profonde della mobilitazione.
«Scioperiamo perché il nostro contratto è fermo da dieci anni», esordisce Costante. «Serve un contratto nuovo, che riconosca tutte le figure giornalistiche del digitale. Gli editori vorrebbero relegarle a ruoli diversi, come se non fossero giornalisti. Non lo accettiamo».
Si parte però da un tema concreto: il valore del lavoro. «Le nostre retribuzioni sono ferme da troppo tempo e hanno perso circa il 20% di valore rispetto all’inflazione. Scioperiamo anche per le pensioni: stipendi bassi oggi significano pensioni basse domani».
Costante richiama l’attenzione su una parte della categoria spesso dimenticata: «Le partite Iva e i co.co.co continuano a guadagnare troppo poco. Gli editori non hanno mai lavorato davvero per migliorare le loro condizioni».
«Scioperiamo perché crediamo che il lavoro giornalistico sia essenziale per la democrazia di questo Paese. Se chi racconta il potere vive in una condizione di precarietà permanente, diventa più debole, più ricattabile. Noi invece dobbiamo stare in piedi e forti davanti ai potenti».
Uno dei nodi caldi riguarda poi l’intelligenza artificiale. «Gli editori non ci hanno ancora detto come intendono gestire l’AI. La sensazione è che la loro idea sia: lasciamo passare la nottata e poi, con gli strumenti addestrati, sostituiamo il 30% delle redazioni. Se pensano che questo possa accadere senza opposizione, si sbagliano».
La Segretaria generale è netta su un altro punto: «Non vogliamo che i nuovi editori impongano contratti peggiorativi alle nuove generazioni. Significherebbe togliere diritti ai giovani, ma anche ai colleghi anziani. Una redazione divisa in due, con lavoratori di serie A e di serie B, è una redazione che non regge».
Costante conclude: «Le ragioni dello sciopero potrebbero essere centinaia. Ognuno, in piazza, porta anche la propria esperienza personale. Ma il sindacato ha un dovere: ricordare che andiamo in piazza per il contratto, perché da quel contratto discendono tutti i diritti dei singoli giornalisti».
