Joly, Foto Massimo Masone
ATTUALITA'

01/09/2024

Quelle aggressioni contro la stampa che non vanno sottovalutate

Dopo le botte per Joly, la violenza contro Bosio: episodi sintomo di una realtà preoccupante

Ci eravamo lasciati con l’aggressione a Andrea Joly (nella foto di Massimo Masone) e la grande manifestazione in solidarietà a lui e al giornalismo libero che aveva riunito in piazza Castello centinaia di persone. L’estate ci ha consegnato la cronaca di una nuova violenza, quella subita dal fotoreporter dell’agenza Reporters che lavora per La Stampa Maurizio Bosio. Un gesto questa volta privo di qualunque sfondo politico ma non meno grave per ciò che rappresenta, oltre che per le conseguenze subite dal collega che ha avuto quindici giorni di prognosi. Si tratta di un episodio che, pur molto diverso per contesto e motivazioni da quello verificatosi all’esterno del circolo Asso di bastoni, sarebbe sbagliato sottovalutare anche e soprattutto per l’immaginario al quale rimanda.

Se l’intento dei picchiatori fascisti che hanno aggredito Andrea Joly era quello di impedire il racconto di una manifestazione i cui contorni erano probabilmente al di fuori di ciò che previsto dalla nostra Costituzione, la violenza contro Bosio è invece figlia della rabbia di una comunità che, colpita da un lutto, individua nel giornalista il responsabile del proprio dolore.

Un comportamento irrazionale prima ancora che inaccettabile e che però deve spingere a qualche riflessione. Se fino a qualche tempo fa le aggressioni nei confronti dei giornalisti erano perlopiù il frutto di intimidazioni messe in atto da organizzazioni criminali, negli ultimi mesi abbiamo assistito anche al crescere di episodi di violenza gratuita, come appunto nel caos di Maurizio Bosio.  

Se questo accade è anche perché spesso, troppo spesso, il ruolo dell’informazione viene dipinto in maniera caricaturale e la difesa della libera stampa assume i toni della ritualità. Sottovalutazioni che in qualche modo contribuiscono, se non a giustificare, a creare un clima propizio al verificarsi di alcuni episodi. Per farsi un’idea dell’aria che tira è sufficiente dare un’occhiata alle decine di commenti sui social che hanno accompagnato l’aggressione di Andrea Joly: parole preoccupanti, ancora di più ora che gli odiatori da tastiera sempre più frequentemente abbandonano l’anonimato digitale per materializzarsi nelle vie e nelle piazze delle città.

Tenere alta la guardia dev’essere un impegno di tutti e di certo lo sarà per l’Ordine dei Giornalisti il cui obiettivo sarà anzitutto quello di rafforzare la rete di solidarietà con enti e associazioni con i quali è nata la manifestazione dei Murazzi del 25 giugno e poi il presidio di luglio in piazza Castello. Ripartiamo da qui, nella speranza che i responsabili di tutte le aggressioni siano chiamati a rispondere delle loro azioni di fronte alla legge.

Stefano Tallia, Presidente Ordine dei Giornalisti del Piemonte  

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