La conferenza della Premier e quelle domande mancate sulla Rai
Il futuro del servizio pubblico televisivo ignorato nell’incontro di Giorgia Meloni con la stampa
Se l’è cavata piuttosto bene la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nella conferenza stampa di inizio anno alla quale ho partecipato per la prima volta nella mia veste di presidente regionale dell’Ordine. Certo, a distendere e rendere favorevole il clima ha contribuito non poco il successo diplomatico ottenuto dal Governo con la liberazione della collega Cecilia Sala, arrivata molto prima di quanto ci si potesse attendere o anche solo sperare. I toni del confronto sono stati così piuttosto distesi e numerosi gli argomenti affrontati nelle quarantuno domande (l’ultima fuori programma sulla situazione in Medio Oriente) alle quali la Premier ha risposto.
Tuttavia, credo sia interessante porre l’attenzione non solo sui temi che sono stati affrontati nelle tre ore di incontro, ma anche su quelli che sono rimasti fuori dalla porta e tra questi uno in particolare. Da mesi l’azienda di servizio pubblico radiotelevisivo vive infatti in una situazione di parziale paralisi, con le forze politiche che non riescono a trovare l’intesa sul nome del/della presidente, uno stallo che determina anche il blocco delle nomine dei direttori con tre testate che sono al momento rette da un interim. Una impasse parlamentare simile a quella riguardante l’elezione dei giudici della Corte costituzionale della quale però ci si è occupati e diffusamente nella conferenza stampa,
Ho trovato quindi abbastanza singolare che neppure una domanda abbia riguardato il destino della Rai e del sistema radiotelevisivo italiano. In anni neppure troppo lontani il tema sarebbe stato di certo al centro dell’attenzione e le domande sulla libertà di informazione si sarebbero intrecciate con quelle sulla governance della tv pubblica. Una distrazione da parte della stampa del tutto speculare, va riconosciuto, a quella che si avverte nell’opinione pubblica che, se un tempo cingeva d’assedio le sedi Rai con girotondi e sit-in, oggi pare invece molto più indifferente alla questione.
Un tema fra i tanti sul quale credo farà bene a interrogarsi anche l’Usigrai, il sindacato dei giornalisti della Rai che inizia oggi il suo congresso a Milano Marittima. Se è vero che la difesa del sistema democratico del nostro paese passa anche dallo stato di salute del servizio pubblico, il fatto che questo non sia più al centro del dibattito pubblico è di per sé preoccupante. Trovare un modo per rimetterlo a fuoco dev’essere una priorità di tutte le persone che hanno a cuore la libertà dell’informazione che, nonostante la fase difficile che sta attraversando, ha nella Rai un baluardo insostituibile. Pensare il contrario sarebbe sbagliato e lo dimostra il fatto che le autocrazie che si stanno facendo spazio anche in Europa hanno messo proprio il servizio pubblico radiotelevisivo nel mirino.
Prevenire si dice sia meglio che curare…
Stefano Tallia, Presidente Ordine dei Giornalisti del Piemonte