Le nuove norme sul praticantato
Inizia questa rubrica settimanale che nasce con un duplice scopo: il primo è quello di rendere conto a colleghe e colleghi dell’attività svolta come presidente dell’Ordine, il secondo è il non perdere memoria delle cose fatte per favorire la discussione sui temi che riguardano la categoria. Un po’ diario, un po’ quaderno di riflessione perché di ogni cosa resti traccia.
Dunque, un evento saliente da poco concluso è stata la Consulta dei presidenti, la riunione che viene periodicamente convocata tra i responsabili dei ventuno ordini regionali. Al centro della discussione le nuove linee guida sul praticantato che, dopo i primi rilievi da parte del Ministero, sono state varate dal Consiglio Nazionale. Una riforma che nasce con l’intento di rispondere alle trasformazioni in atto nel giornalismo considerato che, ad oggi, molti professionisti dei nuovi media non hanno accesso all’esame di stato. Detto semplicemente, tutti coloro che da almeno sei mesi riterranno di svolgere un’attività di natura giornalistica e che da questa otterranno un reddito assimilabile a quello di un praticante contrattualizzato, potranno chiedere al Consiglio regionale di competenza l’iscrizione nel registro dei praticanti per sostenere, diciotto mesi dopo, l’esame.
Come spesso accade di questi tempi, la categoria si è spaccata in due come una mela: da una parte quelli che hanno plaudito alla riforma, dall’altra quanti hanno invece interpretato questo cambiamento come un “todos caballeros” che abbasserebbe il valore del titolo professionale.
Personalmente, quel che più mi preoccupa è la potenziale disparità con la quale potranno essere valutate le domande dai diversi Consigli regionali. Se da una parte è vero che era necessario fare qualcosa per adattare le norme ordinistiche al cambiamento del lavoro, sono convinto che potesse essere fatto uno sforzo maggiore per delimitare il perimetro del lavoro giornalistico. Detto questo, penso anche che una bocciatura secca della riforma sarebbe stata sbagliata perché avrebbe trasferito l’idea di una chiusura a riccio del tutto antistorica. La mia proposta che mi auguro possa essere accolta è di applicare la riforma per un anno, valutando al termine di questa fase “sperimentale” gli effetti che avrà prodotto.
E a proposito di formazione, avrò due importanti impegni istituzionali con l’Università: una riunione del Comitato Tecnico Scientifico del Master in Giornalismo Giorgio Bocca a Torino e a Vercelli per rinnovare la convenzione tra l’Ordine dei Giornalisti e l’Università del Piemonte Orientale.
Stefano Tallia, Presidente Ordine dei Giornalisti del Piemonte