
Il futuro dei giornali Gedi decisivo per il territorio e la democrazia
In gioco non ci sono solo i posti di lavoro, ma il destino del Piemonte e il valore del pluralismo
Mi accade alcune volte di provare a spiegare qualcosa di Torino a colleghe e colleghi che iniziano il loro percorso nella nostra città. Per farlo, parto sempre da un avviso: questa è una città nella quale nulla è mai come appare a prima vista. Non lo è la sua anima, non lo sono le relazioni tra le persone, le connessioni politiche, lo sviluppo dei pensieri. In una parola, una città complessa e non c’è dubbio che “La Stampa”, nella sua storia più che centenaria, sia stata la voce che meglio ha descritto questa complessità raccontandola al mondo. Non voglio dilungarmi negli esempi e nelle citazioni, altri potrebbero farlo molto meglio di me, ma voglio in questa sede rivolgere anzitutto un ringraziamento alle colleghe e ai colleghi de “La Stampa” che in queste giornate difficili e delicate hanno voluto difendere anzitutto il valore di questa storia: loro, sì. Voglio ringraziarli, in quanto presidente dell’Ordine dei Giornalisti, per come hanno ricordato, anche al loro editore, che l’informazione non è una merce ma un valore fondamentale sul quale si fonda la democrazia e che per questo non può essere messa all’asta al migliore, ma forse anche al peggiore, offerente.
È lo stesso ringraziamento che voglio rivolgere alla redazione di “Repubblica”, coinvolta in questa vicenda allo stesso modo e che ha risposto con la medesima dignità, così come ha fatto “La sentinella del canavese”, la più piccola delle testate interessate dalla possibile cessione di Gedi, testimone anch’essa di un territorio e di una storia industriale che il Piemonte non smetterà mai di rimpiangere.
I rimpianti, appunto. Non voglio soffermarmi su un cahier de doléance che i torinesi aprono spesso per ricordare quanto, nell’ultimo secolo, è passato di qui per poi andare perduto.
Credo invece sia questo il tempo per parlare del futuro. La presenza e la forza dei giornali sono infatti da sempre la migliore cartina di tornasole per valutare la salute economica e sociale di un territorio: come segretario del sindacato dei giornalisti, in passato, mi è capitato di seguire decine di vertenze e sempre le crisi delle testate sono state lo specchio delle crisi dei territori.
Oggi, dunque, nel momento in cui il futuro di testate importanti è messo in discussione, credo sia il tempo e l’occasione per interrogarsi anche sul futuro della nostra regione e della nostra città.
Quanto e per quanto tempo, al di là delle smentite di rito, una proprietà che è pronta a dismettere da un giorno all’altro la sua presenza editoriale, è ancora interessata a mantenere gli altri investimenti presenti, ad esempio, nell’industria e nello sport ?
Quali sono i soggetti ai quali di pensa di consegnare asset strategici per il futuro economico e culturale del territorio?
E poi, la domanda alla quale come presidente dell’Ordine dei Giornalisti tengo di più: di quanto pluralismo disporrà ancora il nostro paese, se e quando si completeranno le operazioni annunciate in questi giorni ? Non voglio essere pessimista ma temo che il rischio di avvicinarsi a quanto accaduto in altri paesi dell’Unione Europea finiti non a caso al centro dell’attenzione della Commissione sia piuttosto reale.
Ecco perché la battaglia delle giornaliste e dei giornalisti del gruppo Gedi è una battaglia che deve coinvolgere tutte le forze democratiche ed ecco perché, l’Ordine dei Giornalisti sarà sempre e comunque al loro fianco e al fianco del sindacato.
Stefano Tallia, Presidente Ordine dei Giornalisti del Piemonte
