In ricordo di un’amica e collega, per guardare al futuro del giornalismo
Ho pensato molte volte in questi otto anni se mi sia mancata di più la presenza dell’amica Vera o le parole della giornalista Schiavazzi. Se poi abbia sentito di più l’assenza del suo modo ironico e mai banale di osservare le cose del mondo o la sua curiosità nei confronti delle battaglie più difficili. Oppure ancora la generosità nei confronti delle persone più in difficoltà, perché per lei l’idea che nessuno dovesse restare indietro era prassi e comportamento quotidiano, non semplice enunciazione di intenti.
Per non farmi travolgere dal turbine delle emozioni voglio però concentrarmi in questo spazio su due eredità che Vera ci ha lasciato nell’ambito professionale. La prima è il master Giorgio Bocca, una scommessa nella quale fu la prima a credere in un tempo nel quale l’idea delle scuole di giornalismo faticava a farsi strada anche nella categoria. Fu lei a pensare che a Torino ci fosse quello spazio e fu lei a dare in questo modo il via alla formazione di intere generazioni di giornalisti: oggi sono centottanta le colleghe e i colleghi che si sono formati in quella scuola che aprì i battenti nel 20024 in una stanza del Rettorato. Una sfida che non è mai stata semplice né scontata e che anche all’interno del nostro mondo ha dovuto superare molto diffidenze e qualche sgambetto. Se oggi siamo però arrivati al decimo biennio è perché Vera e il gruppo di persone che nacque intorno a lei ha saputo crederci, rispondendo a ogni critica con il sorriso e con il lavoro.
La seconda e importante eredità che Vera ci ha lasciato riguarda l’impegno perché le donne avessero nel giornalismo un ruolo sempre più centrale, combattendo un’organizzazione del lavoro patriarcale e maschilista. Una battaglia portata avanti negli organismi di categoria e nelle redazioni. Proprio di questo parleremo giovedì sera nel confronto tra giornaliste di diverse generazioni che Ordine, Subalpina e Associazione degli allievi del Master hanno organizzato nell’ambito delle giornate del Premio Morrione.
Non sarà la cerimonia di premiazione del concorso giornalistico conosciuto fino allo scorso anno, ma lavoreremo perché questa sia solo una pausa grazie alla quale ripartire con slancio ancora maggiore.
Sarà una serata di ricordo, certo, ma anche un momento che ci servirà a guardare al domani perché in fondo, tutte le persone che hanno voluto bene a Vera, sanno qual è la cosa che ci manca più di più lei: la sua capacità di non distogliere mai lo sguardo dal futuro.
Stefano Tallia, Presidente Ordine dei Giornalisti Piemonte