Informazione e giustizia: serve una nuova legislazione che rispetti tutti i diritti
Abbiamo riflettuto molto nell’ultimo anno e mezzo sul rapporto tra giustizia e informazione e continueremo a farlo nel prezioso convegno organizzato a Novara in collaborazione con l’Ordine degli avvocati che avrà il merito di mettere intorno allo stesso tavolo tutti i soggetti interessati dalla questione. (https://casadeigiornalisti.it/evento/linformazione-giornalistica-tra-diritto-dovere-di-cronaca-e-diritto-di-difesa-profili-deontologici/)
Come ho avuto modo di affermare più volte, è molto difficile stabilire un punto di equilibrio tra il diritto di cronaca e il diritto alla riservatezza delle persone coinvolte in avvenimenti giudiziari. Dobbiamo riconoscere, noi giornalisti, che se la questione è divenuta da tempo di attualità nel dibattito pubblico è perché vi sono stati nel passato numerosi errori frutto anche di un rapporto distorto con la magistratura. Come dimenticare quel tempo nel quale un semplice avviso di garanzia equivaleva a una condanna anticipata o nel quale si assisteva alla sfilata degli ammanettati in tv ? Oppure, peggio ancora, a quando sui giornali appariva la trascrizione fedele di intercettazioni telefoniche che nulla avevano a che vedere con il merito dell’inchiesta? Episodi che hanno mortificato il ruolo dell’informazione, non solo per i danni che hanno portato alle persone che ne sono state vittime, ma perché in quell’uso distorto della notizia il giornalista ha rinunciato al proprio ruolo di mediazione. Se un senso ha questa professione, è infatti proprio quello di inquadrare gli elementi, fornire all’opinione pubblica tutti gli strumenti necessari a formarsi un’idea libera dei fatti scegliendo appunto ciò che essenziale, ciò che è inutile e ciò che è infine dannoso. Non tutte le notizie delle quali veniamo in possesso sono pubblicabili e interpretarle – pensiamo ad esempio alla delicata posizione dei minori – è precisamente il nostro ruolo.
Fatto questo riconoscimento, dobbiamo però osservare come negli ultimi tempi la legislazione abbia fatto considerevoli passi verso forme di censura più o meno esplicita che hanno limitato fortemente il diritto di cronaca. Su tutti, il più volte citato decreto sulla presunzione di innocenza ha tramutato il sacrosanto diritto di ogni cittadino a non essere considerato colpevole fino a sentenza definitiva in una mordacchia per i cronisti. Per altro, affidando al capo della Procura la valutazione circa le notizie che possono essere divulgate, il legislatore ha realizzato anche una curiosa eterogenesi dei fini, laddove un intento di natura garantista ha finito con il rafforzare il potere dell’autorità giudiziaria.
Così, notizie anche banali nella loro dinamica vengono occultate nel rischio che la loro diffusione possa anticipare sentenze di colpevolezza, un assurdo logico oltre che giuridico.
Va ricordato che il diritto di cronaca non è una questione che riguardi esclusivamente i giornalisti ma chiama in causa il diritto dell’opinione pubblica a essere informata, la base stessa della democrazia.
Ecco perché, abbassando le bandiere, sarebbe opportuno sedere tutti intorno allo stesso tavolo per scrivere una legislazione finalmente rispettosa di tutti i diritti.
Stefano Tallia, Presidente Ordine dei Giornalisti del Piemonte
Nella foto “L’incontro del 2022 tra gli ordini dei giornalisti, degli avvocati e il procuratore capo di Torino Francesco Saluzzo”