
“La Stampa” e “La Sentinella” ricchezze del territorio da tutelare
Il destino delle due testate non può essere ignorato dalle istituzioni locali e dalle forze politiche
È stata davvero una bella festa quella con la quale abbiamo inaugurato i nuovi locali dell’Ordine dei Giornalisti nel piano nobile di Palazzo Ceriana Mayneri. Un trasloco che rappresenta il primo tassello del recupero di uno stabile simbolo della cultura torinese. Emozionanti e significative sono state le cerimonie con le quali sono state nuovamente intitolate a due grandi giornalisti torinesi, Carlo Casalegno e Cesare Roccati, la sala del Consiglio e la sala di rappresentanza dei Presidenti. Non è stata una novità, gli spazi erano già dedicati a questi colleghi nella precedente disposizione, ma abbiamo comunque ritenuto opportuno farlo per dare un ulteriore e tangibile segno dell’attenzione che dedichiamo alla nostra memoria. Il futuro, del resto, non è nulla se non poggia le sue basi su un passato solido, nel nostro caso la storia più nobile del giornalismo piemontese. Carlo Casalegno, il vicedirettore coraggioso che non temeva di sfidare i terroristi per difendere le fondamenta dello stato e che per questo pagò con la vita. Cesare Roccati, il sindacalista integerrimo, il cronista attento nel racconto dell’economia ma anche l’uomo che passava il suo tempo libero nello studio di pittura a realizzare le meravigliose opere che arredano anche la casa dei giornalisti.
Uomini molto diversi tra di loro con un minimo comun denominatore, l’amore per il giornale per il quale lavoravano: La Stampa. Nel palazzo di via Lugaro, come le cronache e i comunicati sindacali hanno riportato, sono giorni molto agitati nei quali voci diverse e talvolta contrastanti si rincorrono a proposito del futuro della testata. Una ridda di indiscrezioni unita a una scarsa chiarezza da parte della proprietà che contribuisce ad alimentare l’incertezza in redazione. Una situazione nella quale non può non colpire, come mi era già capitato di osservare qualche tempo fa, la distrazione con la quale la classe dirigente locale sta osservando una vicenda strategica per il futuro del territorio. Un silenzio speculare a quello che si ode nel canavese, dove a essere in gioco, nella possibile scomposizione del mosaico Gedi, è il destino della Sentinella, giornale non meno glorioso.
Nulla o poco sappiamo dei possibili compratori delle, ma credo che un elemento dovrebbe essere al centro di ogni riflessione e di ogni preoccupazione. A prescindere dal nome dei proprietari è infatti fondamentale che le due testate mantengano il ruolo editoriale che hanno sempre avuto nella loro storia senza riduzioni del perimetro occupazionale. Come ha scritto bene il coordinamento dei Cdr del gruppo Gedi: «È pieno diritto di un imprenditore vendere, ma è imprescindibile ricordare e riconoscere la funzione che le nostre società editoriali svolgono per la democrazia nel Paese. Non possiamo prevedere quali saranno i destini del nostro gruppo, ma non siamo disposti a rinunciare a un progetto di sviluppo solido, precise garanzie sulla qualità del lavoro giornalistico, la sua indipendenza e la sua coerenza con il patrimonio identitario delle singole testate».
Un impegno che dovrebbe essere assunto anche dalle istituzioni locali e dalla politica, a rompere un silenzio che giorno dopo giorno diviene sempre più pesante.
Stefano Tallia, Presidente Ordine dei Giornalisti del Piemonte
