La libertà non è star sopra gli alberi…
Martedì 25 giugno la manifestazione a Torino con intellettuali e giornalisti per dire No a tutti i bavagli
È un prezioso e utile segnale di controtendenza la manifestazione convocata martedì 25 al Magazzino sul Po di Torino dalle associazioni riunite nel cartello “La via Maestra” a difesa della libertà di stampa. Un’iniziativa promossa da un vasto ventaglio di associazioni e al quale l’Ordine dei Giornalisti ha dato la propria adesione, nella speranza che, anche momenti come questo, possano servire a far crescere la consapevolezza di quanto i temi dell’informazione non siano una questione che riguarda esclusivamente gli addetti ai lavori, ma abbiano a che vedere con la qualità stessa della nostra democrazia.
Se Reporter sans Frontieres ha da poco certificato un ulteriore passo all’indietro nel nostro paese, scivolato dal quarantunesimo al quarantaseiesimo posto nella graduatoria mondiale sulla libertà di stampa, è perché nessun governo ha fino ad ora voluto porre mano ai problemi strutturali del settore: la limitazione dei conflitti di interesse, la riforma della governance del servizio pubblico radiotelevisivo per sganciarlo dal controllo diretto della politica, il riequilibrio nella distribuzione delle risorse pubblicitarie. I fatti degli ultimi mesi, con il tentativo di rafforzare per via legislativa i limiti al diritto di cronaca e una morsa che si è fatta sempre più stretta nei confronti del servizio pubblico, hanno anzi aumentato le preoccupazioni. Non a caso, per la prima volta dopo molto tempo, i giornalisti della Rai hanno deciso di scioperare, facendo suonare forte un ulteriore campanello d’allarme.
Questa mole di questioni irrisolte ha poi un impatto diretto anche sui dati offerti da un altro importante studio presentato a Torino la scorsa settimana, vale a dire il Digital News Report 2024 compilato dal Master di Giornalismo Giorgio Bocca. Una fotografia sul mondo dell’informazione italiana dalla quale emerge una crescente sfiducia nell’opinione pubblica verso il giornalismo, un elemento che non può che facilitare il compito dei costruttori di fake-news, gli avvelenatori di pozzi che traggono forza proprio dalle debolezze dei media tradizionali.
Difendere la libera informazione, offrire strumenti economici e legislativi che le permettano di essere indipendente da tutti i poteri, piccoli o grandi che siano, dev’essere una priorità per tutte le persone che hanno a cuore le sorti della democrazia: si tratta di una battaglia che non conosce colori, se non quelli della libertà e della difesa dei valori costituzionali.
So bene, che alcuni anche nella categoria non vedono in questa situazione un allarme concreto. Rispetto l’opinione di tutti ma invito a volgere lo sguardo a quanto accaduto in nazioni come l’Ungheria o la Croazia, paesi dove già oggi esistono forti limitazioni al diritto di informazione e dove a numerosi giornalisti è impedito svolgere con libertà il proprio mestiere. Sono esempi che dobbiamo guardare con attenzione e diffidenza perché una valanga inizia sempre con una pietra che perde il suo appoggio e qualcosa, da tempo, scricchiola anche dalle nostre parti. Prima che sia troppo tardi…
Stefano Tallia, Presidente Ordine dei Giornalisti del Piemonte