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08/07/2024

Nuova Inpgi: la sfida è una pensione vera per i freelance

Eletto il nuovo Consiglio di amministrazione dell’ente, ora occorre trovare nuove risorse  

Con l’elezione del Consiglio di amministrazione avvenuta la scorsa settimana, si è completato il processo di trasformazione dell’Istituto di Previdenza dei Giornalisti che, persa la gestione principale inglobata dall’Inps, continuerà a vivere con quella che, fino a qualche tempo fa, chiamavamo Inpgi 2, vale a dire la cassa dei lavoratori autonomi. La sfida che attende il nuovo gruppo dirigente dell’istituto, del quale fa parte anche il piemontese Beppe Gandolfo, è impegnativa quanto decisiva per il futuro della professione. Assicurare servizi e una pensione adeguata ai free-lance è un impegno che deve coinvolgere tutti, anche e soprattutto alla luce delle trasformazioni avvenute nel mercato del lavoro. Quando nel 1996 vennero inaugurate le gestioni separate con l’obbligo del versamento del 10 per cento, il peso del lavoro autonomo nel giornalismo era ancora largamente minoritario. La categoria, eccezion fatta per i fotoreporter costretti già da tempo a imboccare questa strada, era composta in larga parte da dipendenti che operavano all’interno delle redazioni, mentre quasi tutti i freelance vedevano la loro posizione come un passaggio verso la tradizionale assunzione ex articolo uno. Per molti quel versamento obbligatorio era così solo un fastidioso balzello che non avrebbe mai condotto a beneficiare di un trattamento pensionistico vero e proprio.

Trascorsi quasi trent’anni dobbiamo invece constatare che il mondo si è rovesciato con una quota maggioritaria del lavoro giornalistico svolto dagli autonomi e con nuclei redazionali sempre più piccoli. Se è vero questo, va sottolineato come l’ammontare dei trattamenti pensionistici assicurati dall’Inpgi ai freelance sia oggi molto lontano dal garantire una vecchiaia dignitosa a queste persone. Una realtà che riguarda per altro molte categorie di lavoratori del paese e che vede come unica soluzione una diversa distribuzione delle risorse tra le generazioni.

Nel mondo del giornalismo abbiamo un’opportunità ed è rappresentata dalla riapertura, dopo anni di stagnazione, del negoziato per il rinnovo del contratto Fnsi-Fieg. Non possiamo quindi che augurarci che proprio da quel tavolo emergano soluzioni economiche capaci di aumentare la contribuzione a  vantaggio dei lavoratori autonomi, chiedendo agli editori di restituire almeno in parte ciò che in questi anni hanno risparmiato dal taglio degli organici. Con realismo, si tratta infatti  di trovare un nuovo equilibrio che assicuri maggiore equità in una categoria all’interno della quale le divaricazioni rischiano invece di allargarsi pericolosamente.

Sarà necessario, certo, un grande sforzo unitario nella categoria e l’ingresso in Consiglio di Amministrazione Inpgi di Beppe Gandolfo, interprete e rappresentante del modello unitario piemontese, non può che essere di buon auspicio perché le ragioni che uniscono abbiano la meglio sulle divisioni a vantaggio del bene collettivo della categoria.

Stefano Tallia, Presidente Ordine dei Giornalisti del Piemonte  

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