
Quando l’acquisto del giornale diventa una caccia al tesoro
Quotidiani introvabili anche nelle grandi stazioni: “Il caso Torino”
Intendiamoci. Nonostante continui a definirmi orgogliosamente come un “ragazzo del Novecento” sono da tempo passato a una dieta informativa mista, composta da una ponderata combinazione di cartaceo e digitale. L’inconveniente del quale sto per scrivervi non ha quindi avuto alcun effetto sulla quantità delle informazioni che ho potuto acquisire e tuttavia credo che una riflessione la meriti.
Ci sono alcuni momenti nei quali amo concedermi la coccola della lettura dei giornali su carta, tra questi le ore che trascorro spostandomi in treno. Seduto, con la vita che scorre fuori dal finestrino, amo abbandonarmi alla lettura dei quotidiani senza che questo mi costringa ad essere collegato a un qualche device digitale che tra messaggi, mail e quant’altro, finisce con il distrarmi.
Accade quindi che sabato mattina entri nell’atrio della stazione di Porta Nuova a Torino certo di trovare i giornali non ancora acquistati. Inizia invece da quel momento una caccia al tesoro al termine della quale scopro che la sola possibilità per recuperare un quotidiano cartaceo nella principale stazione della città consiste in uno strillone che presidia occasionalmente una delle uscite. Nulla nella pur fornita libreria che si trova nella galleria commerciale, nulla nella altre rivendite della stazione e nulla nemmeno nei dintorni, dove le vecchie edicole sono state nel frattempo occupate da venditori di chincaglierie e improbabili “souvenir de Turin”. La mia non è però una giornata fortunata e così scopro che anche lo strillone ha preso un giorno di riposo (o ha già esaurito le sue copie): sta di fatto che sono così costretto a salire sul treno senza aver portato a termine il mio acquisto.
E non sarebbe andata diversamente se fossi partito da Porta Susa, dove la
sola edicola ha chiuso da tempo, in una stazione che ha per altro un aspetto piuttosto desolato a dispetto della tante promesse di rilancio. Ma tant’è.
Capisco che la crisi dell’editoria abbia assottigliato il numero delle edicole, capisco che gli affari non siano più quelli di un tempo, ma credo anche che se le rivendite di giornali vengono a mancare anche nei luoghi di maggiore passaggio, sia davvero necessario pensare a qualche rimedio. Non sono un esperto di licenze commerciali, ma credo non ci vorrebbe molto, ad esempio, in assenza di rivendite specializzate nei dintorni, a concedere l’autorizzazione ad altri esercizi. Un problema simile a quello che si registra, per altro, in numerosi comuni della provincia di Torino, dove i giornali perdono lettori per la semplice ragione che non ci sono luoghi in cui acquistarli. Quando inizieremo a confrontarci con la Regione per affrontare il tema di una nuova legge sull’editoria, anche di questo dovremo parlare, perché non si tratta di un dettaglio.
Fortunatamente comunque i treni in Italia sono spesso in ritardo e così, avendo perso la coincidenza per la mia meta, ho potuto se non altro apprezzare come nella stazione di Firenze Santa Maria Novella, non solo resista la vecchia insegna di un’edicola, ma la medesima libreria che ne era sfornita a Torino venda anche i giornali. Misteri del commercio: se non tutte le sfortune (e i ministri dei trasporti) vengono per nuocere, un viaggio a Firenze per recuperare un giornale non rappresenta propriamente un incoraggiamento alla lettura…
Stefano Tallia, Presidente Ordine dei Giornalisti del Piemonte