Quelle eresie delle quali anche il giornalismo ha bisogno
Dagli 850 anni della chiesa valdese spunti di riflessione sul presente
Si celebrano gli 850 anni della chiesa valdese e in compagnia di studiosi e intellettuali sono stato invitato sabato scorso in un convegno a Torre Pellice a riflettere sul ruolo dell’eresia nei tempi moderni, con una particolare attenzione a quel che accade nel mondo dell’informazione.
È questa un’epoca nella quale il dibattito pubblico pare articolarsi in un perenne dualismo tra ipotesi tra di loro apparentemente inconciliabili, quasi che ogni questione potesse risolversi nella scelta secca tra un bianco e un nero. Una dialettica che ha cancellato il ruolo della complessità che, altro non è, se non la capacità di osservare le cose da una diversa angolazione conducendo a valutazioni originali: il compito dell’eresia, appunto.
Un ingrediente del quale si sente un grande bisogno anche nel mondo del giornalismo nel quale crisi e trasformazioni tecnologiche hanno ridotto gli spazi di analisi e approfondimento.
Quando mi si chiede quindi a quali esempi mi riferisca quando penso all’eresia nell’informazione, mi vengono in mente tre nomi. Il primo è quello di Pier Paolo Pasolini che con i suoi scritti corsari, e non solo con quelli, ebbe la capacità di scandalizzare e al tempo stesso di anticipare eventi che hanno segnato la storia del nostro paese nell’ultimo tratto del secolo scorso.
Poi, Alexander Langer, che rovesciando il motto olimpico “Citius, Altius, Fortius” e invitandoci a osservare le cose più lentamente, con più dolcezza, più in profondità, ci condusse lontano dai luoghi comuni e fu il primo a farci capire l’essenza della guerra che dilaniava la ex Jugoslavia, quella stessa essenza fatta di egoismo e nazionalismo che è alla base della crisi dell’Europa di oggi.
Da ultimo, Andrea Purgatori che pagando altissimi prezzi personali e professionali, non si arrese di fronte alle verità di comodo e riuscì a infrangere il muro di gomma che circondava la verità sulla strage di Ustica e su molti altri misteri italiani.
Tre nomi, ma potrebbero essere molti di più, per dire di quanto oggi il sistema dell’informazione abbia bisogno di eresie e non di sguardi omologati per recuperare quella centralità che sta rischiando di perdere all’interno della società contemporanea.
Stefano Tallia, Presidente Ordine dei Giornalisti del Piemonte