La responsabilità e l’importanza dell’informazione scientifica
A fine mese prenderò parte a Piacenza all’incontro annuale organizzato dall’Unione dei Giornalisti Scientifici, una delle più serie organizzazioni di categoria impegnata da anni nella difesa di uno dei settori più delicati dell’informazione. Per anni poco considerato dal sistema della stampa, il giornalismo scientifico ha conquistato negli ultimi tempi una posizione sempre più centrale nell’interesse dell’opinione pubblica. Effetto, certo, della pandemia che ha costretto molti a documentarsi su campi fino a quel momento sconosciuti, ma effetto anche dell’esigenza divenuta sempre più stringente di contrastare la fabbrica delle fake-news, particolarmente prolifica in ambito scientifico. È questo il terreno dove quotidianamente si cimentano – complici gli strumenti della rete – stregoni e profittatori di ogni genere. Personaggi che non si fanno scrupolo nello sfruttare l’emotività di persone coinvolte in drammi personali promettendo improbabili vie di salvezza. Ricordo ancora, nei dieci anni trascorsi nella redazione del telegiornale scientifico della Rai, la prudenza con la quale venivano ad esempio trattati i passi in avanti fatti dalla ricerca di base, il tentativo di non alimentare false aspettative verso studi importanti ma ancora molto lontani dal trasformarsi in qualcosa di concreto. E nonostante queste attenzioni, ricordo anche le decine di telefonate che invariabilmente arrivavano in redazione ogni volta che pareva aprirsi uno spiraglio nella cura, ad esempio, di una malattia rara.
Osservo i medesimi sforzi che vengono fatti ogni giorno da colleghe e colleghi che si occupano con competenza di questa materia, ma sempre più frequentemente mi imbatto invece in produzioni che hanno tutt’altro tipo di approccio. Se, come diceva Andy Wharol, ogni cretino ha diritto al suo quarto d’ora di celebrità, la scienza è sicuramente l’ambito dove un numero maggiore di persone ambisce a questo spazio. Una realtà che rende ancor più prezioso il lavoro delle colleghe e dei colleghi dell’Ugis e che, se possibile, attribuisce ancora maggior valore al master in Comunicazione scientifica dell’Università di Torino che partirà il prossimo anno e al quale l’Ordine dei Giornalisti del Piemonte ha dato il suo patrocinio. Una scuola che non ha l’ambizione a formare nuovi professionisti, ma che punta ad alzare le competenze di quanti si occupano di informazione scientifica in vari ambiti. Una goccia nel mare, si dirà, ma una goccia della quale abbiamo un grande bisogno perché ciò che sarà la nostra società del futuro dipenderà soprattutto dal rapporto che avremo costruito con la scienza.
Stefano Tallia, Presidente Ordine dei Giornalisti Piemonte