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ATTUALITA'

17/11/2025

Tutte le buone ragioni per aderire allo sciopero del 28 novembre

Al centro dello scontro tra Fnsi e Fieg questioni economiche con ricadute deontologiche

Il 28 novembre la Fnsi ha proclamato lo sciopero per chiedere il rinnovo del contratto bloccato da dieci anni. Scrivo queste righe per spiegare che vi aderirò non solo come lavoratore e iscritto al sindacato, ma anche nel mio ruolo di Presidente dell’Ordine.

Le questioni che sono al centro del confronto tra Fnsi e Fieg, pur essendo di competenza delle parti sociali, hanno infatti una valenza che va oltre questo campo e che arriva a toccare direttamente le questioni deontologiche tutelate dalle nostre carte professionali.

Non si può infatti dimenticare che la libertà, anche quella dei giornalisti di svolgere il proprio mestiere con dignità, ha a che vedere con le condizioni economiche che, quando scendono sotto al livello del decoro, espongono al rischio concreto del ricatto.

Il baratto che è stato offerto dagli editori al tavolo della trattativa, un misero aumento in cambio del via libera a un salario di ingresso che avrebbe alleggerito ulteriormente le buste paga dei nuovi assunti avvicinandoli alle fasce di reddito più deboli della società, non era accettabile e non è stato giustamente accettato. Troppe volte, nel passato, si è subita questa logica nella speranza che l’ingresso stabile nel mondo del lavoro avrebbe fatto crescere nel tempo anche le remunerazioni: una speranza che nel nostro settore e non solo si è mostrata vana, portando solo a un generale impoverimento.

A qualche critico che sostiene che il contratto Fnsi-Fieg riguardi solo una minoranza dei giornalisti, è quindi facile rispondere che oggi non si stanno solo difendendo le posizioni di chi è assunto, ma anche e soprattutto quelle di centinaia di precari che ambiscono all’assunzione e che per quando la otterranno desiderano uno stipendio dignitoso. Tutto questo senza parlare delle richieste sull’equo compenso per i collaboratori, sempre evase dalla controparte.

Ma tutto questo non basta. Se non si otterranno garanzie e impegni sulle regole di utilizzo dell’intelligenza artificiale, questo strumento – che si per sé non va demonizzato – potrebbe portare a un ulteriore svuotamento delle redazioni. Sul piano dei contenuti, invece, a un decadimento del valore e della credibilità dell’informazione, oltre a un rafforzamento delle grandi piattaforme che hanno già cannibalizzato le aziende editoriali nel passaggio dall’analogico al digitale.

L’informazione è un settore in profonda trasformazione, una trasformazione che ha determinato una crisi dalla quale non si esce però con una mera politica di riduzione dei costi. È quanto gli editori hanno fatto negli ultimi quindici anni, aggravando e non riducendo la crisi. Questo dev’essere invece il tempo della responsabilità, degli investimenti, delle risorse da ottenere dalla parte pubblica avendo definito tra le parti sociali regole per lo sviluppo e condizioni economiche dignitose per chi lavora.

Mi auguro che lo sciopero del 28 possa spingere gli editori in questa direzione e non aprire una stagione di conflitto che non farebbe bene a nessuno, meno che mai allo zoppicante mondo dell’editoria che per camminare ha bisogno del sostegno di tutte le sue componenti.

Stefano Tallia, Presidente Ordine dei Giornalisti del Piemonte  

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