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ATTUALITA'

11/12/2023

Uffici stampa: la battaglia non si ferma al Consiglio di Stato

Dopo la sentenza che ha dato ragione al ricorso presentato da Ordine e Sindacato, si tratta ora di correggere altre anomalie presenti in alcune amministrazioni pubbliche

Non è mai una scelta facile quella di ricorrere alle aule di giustizia per vedere riconosciuti i propri diritti e anche nel mio precedente ruolo di segretario del sindacato dei giornalisti l’ho fatto solo in situazioni estreme, quando cioè ogni canale di dialogo con la controparte risultava chiuso. Così è stato anche nel caso del ricorso presentato contro la Regione Piemonte a proposito del concorso per l’ufficio stampa e che ha da poco ottenuto un pieno accoglimento da parte del Consiglio di Stato. Un’azione, voglio ricordare, partita anche come conseguenza al silenzio delle istituzioni regionali di fronte ai primi rilievi dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte e della Stampa Subalpina.  

Ora, certo, la parola fine su questa vicenda dev’essere ancora scritta anche se mi auguro che la scelta della Regione sia quella di riformulare in tempi brevi il bando, inserendo come prescritto dalla legge 150/2000 la clausola dell’iscrizione all’Ordine dei Giornalisti per prendere parte al concorso. Si tratta del resto di una norma dettata dal buon senso: se è vero come è vero che esiste -regolamentato da una legge dello Stato- un ordine professionale che vigila sull’esercizio della professione, non si capisce per quale motivo dovrebbe essere consentito a un ente pubblico di selezionare personale giornalistico privo dell’iscrizione all’albo. Come è stato scritto da Ordine e Subalpina nel primo comunicato, sarebbe come se un ospedale pensasse di aprire la selezione per un posto da chirurgo dimenticandosi di prevedere l’iscrizione all’Ordine dei Medici: un assurdo che non ha bisogno di ulteriori commenti.

La sentenza del Consiglio di Stato ristabilisce insomma un principio lapalissiano ignorato però anche da quelle amministrazioni che, pur selezionando tra gli iscritti all’Ordine dei Giornalisti le risorse per l’ufficio stampa, pongono alla guida di queste strutture personale che invece non ne fa parte.

Non è una questione formale. L’iscrizione all’Ordine dei Giornalisti determina l’obbligo di rispettare le regole della deontologia professionale e in particolare la prima norma alla quale deve attenersi ciascun giornalista: il rispetto della verità. Un principio aureo che, se possibile, acquisisce un valore ancor maggiore per le istituzioni pubbliche chiamate a un rapporto di assoluta trasparenza con i cittadini. Si tratta quindi di correggere quelle situazioni paradossali nelle quali il superiore gerarchico può trovarsi svincolato dagli obblighi deontologici ai quai è invece costretto il suo sottoposto diretto: un contesto scivoloso anche dal punto di vista giuslavoristico.  

Ecco perché nei prossimi mesi avvieremo con queste istituzioni un’interlocuzione che possa sciogliere questi nodi attraverso il dialogo, restando, ce lo auguriamo, lontani dalle aule di giustizia.

Stefano Tallia, Presidente Ordine dei Giornalisti del Piemonte

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