GIORNALISTI

22/10/2025

Dieci anni senza Vera, il ricordo di Simonetta Rho

Vera Schiavazzi è morta 10 anni fa. 10 anni di vuoto per i suoi cari, per le amiche e gli amici, ma anche 10 anni senza il suo lavoro, i suoi articoli, la sua acuta intelligenza, la sua capacità di analisi, la sua ironia.

Come amica mi manca ogni giorno quando mi chiedo cosa penserebbe sia di questioni private ( nostre, fondamentali, ma anche futili) sia di quelle pubbliche tipo ( in ordine sparso) l’intelligenza artificiale, il populismo dilagante, Trump, la premier Meloni, Gaza, la schwa, l’Ucraina…insomma il mondo che ci circonda . Sono sicura che la sua analisi sarebbe brillante, profonda e sempre originale.

Ho conosciuto Vera ai tempi dell’Università : lei era amica di mio fratello Edmondo e condivideva con lui il sogno di diventare giornalista. Vera non aveva ancora 20 anni, già collaborava con una testata di turismo e sapeva perfettamente cosa voleva fare da grande. Erano anni in cui noi ragazze eravamo convinte di avere diritto a tutto, spesso in modo un po’ confuso: carriera, amore, figli, felicità. Per Vera però la scelta della  professione era chiara, nel suo caso una autentica passione. Già allora si nutriva di notizie, leggeva ogni giorno più quotidiani, confrontava come erano stati trattati i vari temi, cercava di capire i meccanismi, il perché di certe titolazioni. La ricordo  con mio fratello ( che poi ha proseguito la sua carriera a Milano) commentare fino allo sfinimento i giornali.

Vera in effetti era una spugna, guidata dalla sua curiosità non si fermava mai alla superficie: leggeva di tutto, dal saggio al romanzo impegnato al best seller.

Questo suo modo di essere e pensare lo ha saputo portare ai giovani colleghi che si sono formati sotto la sua guida al Master di giornalismo Giorgio Bocca, un progetto in cui lei credeva profondamente, nonostante le difficoltà e le diffidenze iniziali all’interno della categoria.

Credeva nelle scuole di giornalismo come forma di democrazia e anche per questo si spendeva per ottenere borse di studio per gran parte degli iscritti.

Vera aveva iniziato come praticante alla Gazzetta di Popolo ( durante l’ultimo tentativo all’inizio degli anni ’80 del 900 di tenere in vita la storica testata torinese). Dopo il fallimento di quella avventura era stata assunta all’AGI per passare poi a Repubblica quando furono aperte le pagine torinesi. Negli anni ha anche collaborato con il Messaggero e il Corriere della sera, ha scritto alcuni libri, ha lavorato intensamente per le pagine nazionali e gli inserti del suo giornale.

Vera aveva l’equivalente giornalistico dell’orecchio assoluto. Individuava le notizie e le storie come nessun altro. Al tempo stesso sapeva scavare, cercare. La sua sensibilità sui temi sociali, sui diritti, sulle questioni di genere era in netto anticipo sui tempi. La politica l’appassionava : la capiva e sapeva come raccontarla arrivando alla sostanza.

Un altro suo tratto era la capacità di scrivere di qualsiasi argomento. Era una autentica cronista ma sapeva fare con garbo e intelligenza i pezzi di colore, riusciva a trovare un taglio originale perfino per quegli articoli “ di genere” che sulle pagine cittadine si fanno ogni anno per le festività, le ferie, i saldi. Vera sapeva anche fare squadra, lavorare con il resto della redazione, aiutare i colleghi. Si è molto impegnata negli organismi della categoria affrontando con passione i temi sindacali, tra questi in particolare il lavoro delle donne battendosi contro una organizzazione e del lavoro paternalistica e patriarcale.

Simonetta Rho

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