chiara genisio
EDITORIA

26/07/2023

Genisio: «I giornali diocesani hanno risentito meno della grande crisi dell’editoria»

Da oltre 30 anni Agd è l’Agenzia dei giornali diocesani di Piemonte e Valle d’Aosta, ha sede a Torino ed è voce delle Chiese locali delle due regioni. Racconta i territori di 18 Diocesi: Torino, Susa, Ivrea, Saluzzo, Cuneo, Mondovì,  Fossano, Biella, Novara, Vercelli, Acqui, Asti, Alessandria, Pinerolo, Tortona, Aosta, Alba, Casale Monferrato, con uno sguardo sull’Europa e sul mondo attraverso le sue 19 testate, alcune delle quali con una certa storicità (nel 2025, per esempio, La Voce e il Tempo festeggerà 150 anni). A parlarci dello stato dell’arte dell’editoria cattolica in Piemonte è Chiara Genisio, Direttore di Agd e Vicepresidente Fisc (Federazioni italiana settimanali cattolici): «Rispetto alle grandi crisi dell’editoria dei cartacei e dei quotidiani, i giornali diocesani ne hanno risentito un po’ meno. La crisi comunque si è fatta sentire: c’è stata soprattutto una diminuzione dei numeri, ma la forza di questi giornali è che danno informazioni che nessun altro dà. Tra i nostri giornalisti ci sono numerosi giornalisti professionisti, ma anche tanti collaboratori, d’altra parte c’è grossa differenza da testata a testata: alcune sono cooperative di giornalisti, altre società, alcune superano le 20mila copie a settimana, altre viaggiano intorno alle 2mila copie a settimana, inoltre i collaboratori aiutano a mantenere capillare la rete delle informazioni».

In termini di sostenibilità, è stato determinante, spiega Genisio, il Contratto Collettivo Nazionale Anso Fisc Fnsi, ma anche esperienze come quelle de La Guida di Cuneo, che ha acquistato un’edicola libreria in centro città per tenere vivo un punto di riferimento per i cittadini e per il territorio, oltre che per favorire la vendita diretta del giornale: «Le edicole – dice Genisio – oggi non possono più vendere solo i giornali, devono evolvere, come deve necessariamente farlo tutta la filiera, altrimenti il lettore si stufa presto, preso da tante altre sollecitazioni esterne».

Genisio prosegue, spiegando che la crisi (ma anche la Legge 70, ovvero quella che disciplina i contributi diretti alle imprese editrici di quotidiani e periodici) in qualche modo ha favorito uno sviluppo del digitale: «Cartaceo e digitale stanno trovando in questi giornali un modo per coesistere. I siti dei giornali diocesani stanno diventando sempre più incisivi, con aggiornamenti quotidiani che vanno a completare quella che tendenzialmente è un’informazione da settimanale, quindi più approfondita. Il pluralismo, credo, deve essere accessibile e l’online apre una possibilità importante, è un mercato in evoluzione che va ancora molto esplorato». Riguardo alla Legge 70, invece: «Noi, insieme ad altre associazioni di categoria, stiamo lavorando per posticipare le scadenze con le quali si vanno a scalare i contributi, ma la situazione rimane aperta. Quello che penso però è che l’informazione che è solo informazione è giusto che sia finanziata, con giusti parametri e con un sostegno a sviluppare altri canali, come per esempio il digitale, ma con una adeguata formazione alla multimedialità».

Un altro tema di assoluta importanza per la “tenuta” di questi giornali è il rapporto con il territorio: «Una caratteristica che accomuna questo tipo di informazione, cioè l’informazione locale, è che spesso si hanno i lettori in redazione, sia nel bene che nel male, quindi informazioni di prima mano ma anche grande attenzione e responsabilità, qualità nei contenuti e in ciò che si scrive. Le nostre testate non fanno clickbait, sono più vicine a un concetto di slow journalism, sono testate ultracentenarie con una loro storia e una loro credibilità», spiega Genisio.

Genisio fa un passaggio anche sul target di lettori: «I giornali che coinvolgono i giovani nella realizzazione – e ce ne sono parecchi, un esempio su tutti è la Gazzetta d’Alba che ha alcune pagine realizzate da universitari – hanno anche lettori più giovani. Un altro esempio è il Corriere di Saluzzo, giusto per citarne alcuni. Inoltre molte testate fanno progetti nelle scuole e questo è un altro modo di avvicinare il giornalismo ai più giovani».

Un ultimo passaggio dell’intervista Genisio lo dedica al tema dell’Intelligenza Artificiale e agli impatti che può e potrà avere sulla categoria: «Impatta su tutti, impatterà anche sulle nostre testate, ma vale quello che vale per tutti, ovvero la necessità di regole e momenti formativi necessari per comprendere opportunità e pericoli. Credo serva maggiore consapevolezza e non deve diventare una scusa per gli editori per non far fare più il lavoro ai giornalisti, semmai deve diventare uno strumento per facilitare il lavoro dei giornalisti. Come autocritica alla categoria credo che dobbiamo rivedere il nostro concetto di informazione: spesso nei giornali mancano le notizie, ci sono solo più commenti. Inoltre dobbiamo avere le antenne sul futuro. I giornali diocesani sono nati per la maggior parte in un periodo storico in cui il tasso di analfabetismo era altissimo, ma avevano un modo di comunicare e hanno capito come farlo per crescere insieme ai lettori. La stessa profezia va ricercata oggi, con uno sguardo di media lunghezza su ciò che possa essere o diventare più attrattivo per i lettori di oggi e domani».

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