Torino Pride
ATTUALITA'

04/06/2025

Gli Ordini rispondono alle critiche per la loro adesione al Torino Pride

Qualche giorno fa l’Ordine dei giornalisti del Piemonte ha comunicato la sua adesione al Torino Pride 2025. La decisione è stata presa all’unanimità dal consiglio regionale a testimonianza dell’impegno contro ogni forma di discriminazione. Dal 2021, infatti, il Testo unico dei doveri del giornalista tutela, con un articolo specifico (il 5 bis), l’orientamento sessuale e l’identità di genere delle persone. È importante proprio per questo motivo che i giornalisti conoscano le esperienze vissute, i problemi, le aperture, ma anche gli ostacoli che si frappongono al dibattito su diritti delle persone lesbiche, gay, transgender, bisessuali, queer (Lgbtq+). L’adesione dell’Ordine al Pride – inoltre – si inserisce in un percorso che punta a un avanzamento della riflessione deontologica, affinché i giornalisti portino dentro il linguaggio professionale nuove forme e nuovi approcci di vita, promuovendo una rappresentazione corretta e rispettosa della realtà delle persone e dei loro diritti. «Con l’adesione al Torino Pride – ha detto a questo proposito il presidente dell’Ordine dei giornalisti del Piemonte, Stefano Tallia – confermiamo il nostro impegno per un corretto utilizzo del linguaggio, contro ogni stereotipo o discriminazione. Ma il percorso proseguirà con l’obiettivo di arrivare alla stesura di una carta deontologica frutto dell’elaborazione comune di giornalisti e organizzazioni della società civile. Un percorso partecipativo che aiuti il mondo dell’informazione ad avere un corretto approccio a queste tematiche».

Tuttavia, successivamente a questo annuncio da parte dell’Ordine, alcune (poche) voci si sono sollevate, ribattendo che non è compito di un Ordine quello di aderire a manifestazioni di tipo politico. Per rispondere abbiamo allora deciso di andare a sentire come la pensano altri Ordini professionali che – a loro volta – aderiscono al Pride. Un esempio arriva dall’Ordine dei medici. Anche per i medici è la prima volta e lo spirito è quello – come è spiegato nel comunicato – di «chi ha scelto la Cura e non può non contrastare nella sua attività quotidiana ogni forma di omofobia e discriminazione». Con questo spirito, l’Ordine dei medici e Odontoiatri di Torino, gli Ordini degli Psicologi e delle Professioni infermieristiche aderiscono al Pride in programma a Torino il 7 giugno, sottolineando l’impegno costante nella lotta alla discriminazione. I tre Ordini, dunque, si uniscono per condividere e ribadire i tre principi della Diversità, Equità e Inclusione, fondamentali per creare un ambiente professionale e sociale equo e inclusivo e soprattutto rispettoso delle differenze individuali. «Come sancisce l’articolo 3 del nostro Codice deontologico – chiarisce il presidente dell’Omceo Guido Giustetto – riteniamo che le persone debbano essere rispettate e tutelate nella loro integrità psicofisica, indipendentemente dal loro orientamento sessuale». Giustetto poi aggiunge: «Siamo per evitare di discriminare le persone durante le cure come dice l’articolo 3 del nostro codice deontologico ma c’è anche l’articolo 3 della Costituzione che dice: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Infine, c’è un passaggio della Legge Lorenzin che ha riformato il governo degli organi sanitari che spiega come un Ordine, tra i suoi compiti, debba anche promuovere il ruolo sociale dello stesso. Credo che occuparsi di politica sanitaria, in questo senso, sia previsto, perché il Pride ha aspetti sociali, culturali, ma anche sanitari».

Infine, anche quest’anno, come di consueto, l’Ordine Assistenti Sociali del Piemonte e della Valle d’Aosta parteciperà alla manifestazione del Torino Pride. «Nel leggere il manifesto politico del Torino Pride di quest’anno – spiega Isabella Derosa, consigliera del Cioas – emerge con forza il tema dell’autodeterminazione, principio che guida quotidianamente l’agire professionale delle e degli assistenti sociali. Si tratta, infatti, di uno dei cardini del nostro codice deontologico, che lo richiama più volte come fondamento dell’intervento professionale».

Tra le istanze espresse nel manifesto, rilevante è anche il contrasto alla violenza di genere, fenomeno che, purtroppo, è sempre più presente nella cronaca quotidiana attraverso i tragici casi di femminicidio. L’uccisione di donne da parte di uomini, spesso legati da relazioni affettive attuali o passate, rappresenta solo la punta dell’iceberg di una violenza più ampia. Le assistenti sociali, infatti, si confrontano ogni giorno con diverse forme di violenza: da quella domestica, fisica e psicologica, al ricatto economico. Ne sono testimoni dirette, in particolare, le colleghe impegnate nelle équipe minori e famiglie e nei centri antiviolenza.

«Il Torino Pride – ha commenta il Presidente del Cioas Antonio Attinà – è una giornata di mobilitazione contro ogni forma di discriminazione, non limitata all’orientamento sessuale, ma è aperta a una visione intersezionale della realtà. Noi Assistenti Sociali partecipiamo a questo evento in quanto, attraverso il nostro operato quotidiano, ci impegniamo costantemente nella promozione della cultura della differenza. La nostra adesione è motivata dalla volontà di evitare che se ne faccia una questione meramente ideologica o di schieramento politico. Siamo profondamente convinti che la nostra società necessiti di essere accompagnata nel superamento della logica del ‘noi e voi’, per orientarsi verso una prospettiva centrata sui diritti fondamentali della persona».

Attinà prosegue: «È necessario avere la consapevolezza che i diritti non cadono dal cielo: sono sempre frutto di una conquista e non si tratta di qualcosa di acquisito per sempre. Purtroppo, i diritti si possono anche perdere. Per questo vanno tutelati, mantenuti e continuamente rivitalizzati, riproposti e posti al centro del pensiero collettivo. Non riconoscere, nel 2025, che il nostro contesto è cambiato e che necessita di azioni concrete a difesa dei diritti significa non avere cura del nostro Paese. Tutti gli ordini professionali – non solo quello degli e delle assistenti sociali – hanno una funzione regolativa e di garanzia sociale che va oltre la sola tutela della qualità professionale. Abbiamo infatti il compito di salvaguardare l’interesse della collettività attraverso la nostra professione. Questo significa promuovere condizioni di salute e benessere, contribuire a garantire partecipazione e inclusione. Significa anche prendere parola e, se necessario, assumere una posizione pubblica quando la dignità delle persone o dei professionisti può essere messa a rischio. Per questo, per noi, è importante partecipare al Torino Pride».

(Foto Torino Pride)

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