L’Ordine dei Giornalisti al congresso mondiale di filosofia
Il concetto di verità nello scenario della comunicazione digitale, questo il focus dell’intervento del presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti, lo scorso 2 agosto, al XXV Congresso Mondiale Di Filosofia.
La Consulta Nazionale di Filosofia ha infatti promosso un dibattito tra Carlo Bartoli, Marilena Maniaci e Carmela Palumbo, con la moderazione di Adriano Fabris, in merito al tema: “Quale ruolo pubblico oggi per la filosofia in Italia?”.
L’intervento del presidente dell’Ordine
«L’opacità della realtà – riportiamo un estratto dall’intervento di Bartoli – genera semplificazioni crescenti giocate sugli assi bene/male, salute/malattia, virtù/peccato, conveniente/dispendioso miseria/lusso. Questa tendenza viene ulteriormente esasperata dalla capacità di fuoco delle nuove fabbriche della verità. Fabbriche – a disposizione di committenti danarosi – capaci di costruire e affermare nuove realtà, nuove credenze, nuovi bisogni. Non siamo effettivamente in grado di comprendere quale è l’impatto che stanno avendo e che sempre di più avranno le modalità di industrializzazione delle tecniche di costruzione della realtà e di conseguenza i meccanismi di costruzione della verità, così come percepita dal comune sentire».
«Non penso – continua Bartoli – sia necessario richiamare il ruolo e l’importanza delle fabbriche delle fake news nel determinare scelte epocali come la Brexit o l’andamento delle elezioni nei più importanti e popolosi Paesi del mondo. Proclamata questa estrema semplificazione, bisogna però aggiungere che un bisogno si farà sempre più strada: la ricerca di un senso del mondo. Un senso non più volto alla ricerca di nuove ideologie, di nuove cosmogonie o di nuovi sistemi filosofici, ma inteso come bisogno di assumere punti certi di ancoraggio per affrontare le scelte della vita quotidiana, per comprendere la valenza di scelte politiche e sociali, per orientare i comportamenti. Per essere cittadini consapevoli e non eterodiretti. Per non essere asserviti alle volontà non più del Grande Fratello, ma del Grande Suggeritore».