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GIORNALISTI

21/10/2024

Guidotti, vincitore del Pestelli: «Guardo al modello del giornalismo britannico»

L’ambito riconoscimento alla miglior tesi di laurea europea sul giornalismo verrà consegnato mercoledì 23 ottobre al Circolo della Stampa di Torino, corso Stati Uniti 27. Il vincitore 2024 è Francesco Guidotti di Pontassieve (Firenze) con una tesi di laurea dal titolo Da Manchester al mondo: la lunga storia del Guardian, conseguita presso l’Università di Firenze.

Questa la motivazione: Francesco Guidotti con la tesi “Da Manchester al mondo: la lunga storia del Guardian” (corso di laurea in Filologia Moderna, Università degli studi di Firenze) traccia la rotta di un lungo e appassionante viaggio nella storia del giornalismo britannico dalla metà del ‘600 circa fino ai giorni nostri. È un viaggio dettagliato, ricco di riferimenti storici, anche estranei al mondo dei giornali, utile ad inquadrare l’evoluzione dell’informazione in Gran Bretagna e in Europa, mettendo al centro del viaggio la nascita e lo sviluppo nei decenni del Guardian, storica testata della città di Manchester. Ne traccia l’importanza strategica e commerciale all’interno dei vari mutamenti storici, soffermandosi, con numerosi riferimenti, anche all’evoluzione del concetto di giornalismo che ha caratterizzato l’informazione britannica tra l’Ottocento e il Novecento.

Guidotti inoltre ricorda, con dovizia d’informazioni, i vari mutamenti alla direzione del Guardian e la storia professionale e d’impostazione che hanno dato negli anni i vari direttori. L’autore colloca bene anche il Guardian all’interno della trasformazione della stampa britannica, soprattutto nel Dopoguerra, con lo straordinario boom di copie vendute.

Guidotti si sofferma infine anche sull’impostazione politica e sociale dei vari quotidiani londinesi che affollavano la leggendaria Fleet Street. La tesi si chiude con una intervista di Guidotti ad Alan Rusbridger, per vent’anni alla direzione del Guardian, mito del giornalismo inglese.

Abbiamo intervistato Guidotti, parlando del suo lavoro e del suo percorso nel mondo del giornalismo e dell’informazione: «Le due cose – ci ha detto – sono intrecciate. Il mio percorso è iniziato con diverse esperienze come collaboratore e giornalista, sperimentando interessi personali, come la musica per esempio, oppure la cronaca locale in Toscana. In questa fase iniziale ho avuto modo di vedere la grande difficoltà a mantenere insieme lavoro giornalistico e sostenibilità economica; questo mi ha portato a chiedermi quali fossero i problemi, cosa non permettesse di vivere del lavoro giornalistico. È lì che ho iniziato a cercare di capire di più con il progetto di un podcast fatto di interviste ai giornalisti. Successivamente è nato un sito in cui si pubblica in forma anonima quanto viene pagato il giornalismo di chi lavora fuori dalle redazioni; insomma, sto cercando di capire ancora come descrivere questo mondo e come costruire media sostenibili, per contribuire a far sì che si sviluppino in Italia».

In che modo tutto questo si collega al Guardian? «Oltre a essere molto interessante la storia del Guardian, quello che mi interessava del giornalismo britannico in generale era proprio la peculiarità del modello di business, il modo in cui affronta e ha affrontato anche in passato i problemi per esempio del passaggio al digitale, come ha gestito i ricavi dai lettori, dagli sponsor, dagli abbonamenti, o il costo carta; mi sembrava un caso importante a livello mondiale».

Qual è la cosa che è emersa? «Il Guardian è profondamente antico, ma in grado di stare al passo con la contemporaneità; in Italia credo questo sia un po’ mancato nei media tradizionali, che stanno provando ad arrivare a quel punto solo ora».

Ci sono in Italia casi virtuosi? «Mi sembra interessante il caso di Fanpage, il loro lavoro sul giornalismo investigativo, fatto da giornalisti giovani che hanno un modo di fare inchiesta moderno. Mi sembra interessante poi anche il gruppo di City News e Today, così come l’esempio de Il Post; è notevole anche come alcuni giornalisti importanti siano passati al Post dai giornali di carta; mi sembra una testimonianza importante di come lavorare bene e riuscire ad attrarre. Will è altro esempio interessante, così come alcuni giornali locali, molto importanti per raccontare il territorio, nonostante il bacino sia più piccolo e diventi quindi più complicata la parte di sostenibilità economica».

Altri esempi di come sta cambiando il modo di fare giornalismo? «Oggi c’è il tema della curatela giornalistica e degli approfondimenti specializzati, per esempio con il mondo delle newsletter, ma sempre in termini di sostenibilità al momento la cosa che mi fa dubitare del funzionamento è che sono quasi nessuna di quelle che conosco per i colleghi è un lavoro full time o part time, quindi c’è ancora un po’ di strada da fare».

Per saperne di più

La consegna del Premio Pestelli è preceduta da un evento dedicato alla formazione dei giornalisti (ma aperto al pubblico) dedicato al confronto tra il giornalismo inglese e quello italiano. Partecipano Mauro Forno (docente di storia contemporanea all’Università di Torino), in collegamento da Londra Enrico Franceschini (corrispondente de La Repubblica da Londra), Gualberto Ranieri (già corrispondente Rai dalla Gran Bretagna), Donald Sasson (storico). Moderatore Giorgio Levi (giornalista e presidente del Centro Studi sul giornalismo Pestelli).

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