GIORNALISTI

09/05/2022

AGCOM: CRISI PROFESSIONE HA EFFETTI SU ASPETTI PREVIDENZIALI E PENSIONISTICI

L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha pubblicato il documento conclusivo della prima fase della consultazione pubblica, avviata lo scorso 24 novembre, sul sistema dell’informazione, con indicate le varie posizioni espresse dagli stakeholders. Il documento prelude allo svolgimento di un ciclo di audizioni che avranno come specifico oggetto le proposte di policy da indirizzare poi a Governo e Parlamento.

 

“Il Rapporto – si legge – fotografa con chiarezza: graduale e costante invecchiamento e crescente precarizzazione della forza lavoro, in primis giovani e donne; significativo aumento delle fasce reddituali più basse; aggravamento della discriminazione di genere; crescente fragilità economica e di status, con maggiore esposizione al ricatto del silenzio e maggiore fragilità rispetto al fenomeno delle minacce. Tutti fattori che riflettono una situazione di strutturale crisi della professione che naturalmente ha effetti sia sull’ordinamento professionale (accesso, formazione, contratti), sia sugli aspetti previdenziali e pensionistici (la crisi dell’INPGI è un aspetto del problema). Quello che emerge è la presa d’atto della crisi strutturale di identità e sostenibilità del comparto classico dell’informazione, per effetto dei rivolgimenti indotti dalla rivoluzione digitale e dall’irrompere nel mercato di nuovi player globali. Conseguentemente, tutti i soggetti intervenuti, ritengono necessari interventi di struttura, sia sul piano legislativo, sia sotto il profilo delle misure di riorganizzazione e ridefinizione dei rispettivi ruoli di impresa, di associazione rappresentativa, di categoria professionale”.

Di seguito le aree tematiche su cui verterà la discussione con gli stakeholders che parteciperanno alle audizioni:

 

• “Riforma dell’accesso alla professione, anche attraverso il coinvolgimento del sistema universitario;

• Eliminazione di una rigida separazione tra figure professionali in regime di lavoro dipendente e autonomo, e riconoscimento di figure professionali giornalistiche e figure professionali del web nella futura contrattazione collettiva;

• Riforma della formazione continua, atta a migliorare e stimolare specificamente il ruolo di mediazione del giornalista rispetto a nuove e vecchie fonti informative fruite anche dai cittadini;

• Sostegno alla domanda di informazione professionale come esigenza connessa alla tutela del pluralismo e della correttezza dell’informazione;

• Riforma del sistema di finanziamento diretto e indiretto alle imprese di informazione;

• Incentivi all’innovazione di prodotto e di processo nel sistema dell’informazione;

• Proposta di un intervento legislativo organico in materia di minacce alla professione coerente con i principi della Cedu (Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo);

• Sensibilizzazione e implementazione dei relativi interventi di policy (comprensivi di un sistema di monitoraggio), sulle questioni delle minacce e di genere, anche nell’ambito dell’Agenda 2030 e i Sustainable Development Goals”.

Oltre ad FNSI, alla consultazione pubblica hanno partecipato 18 soggetti, tra editori, associazioni giornalistiche, sindacato, ordine professionale, società civile, mondo accademico.

“FNSI – si legge – dedica al tema del contratto di lavoro giornalistico una parte rilevante del proprio contributo, illustrando in dettaglio la normativa vigente e le sue criticità, in particolare con riferimento all’eccessivo ricorso ai co.co.co da parte degli editori. Secondo FNSI, una disciplina legislativa stratificata, imprecisa e con rilevanti deroghe ha avuto come conseguenza che nella professione giornalistica il confine tra lavoro subordinato e lavoro autonomo non è chiaramente individuabile, favorendo il ricorso abnorme a tale anomalo rapporto contrattuale e determinando, negli ultimi anni, una costante e impressionante diminuzione dei rapporti di lavoro contrattualizzati.

E’ dunque urgente riportare il lavoro giornalistico nel suo alveo naturale, ossia il CCNL e, perché ciò accada, occorre una riforma del decreto legislativo 181/2015 che superi l’attuale regime di deroga e riporti anche le collaborazioni coordinate e continuative di tipo giornalistico entro la cornice dell’articolo 2 del predetto decreto (lavoro subordinato)”.

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