Inpgi avvia accertamenti sui redditi 2018 E 2019 dei giornalisti
L’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani (INPGI) ha avviato – come di consueto – la campagna di verifiche per accertare il corretto versamento dei contributi previdenziali sui redditi derivanti da attività giornalistica autonoma. L’operazione riguarda i compensi dichiarati al Fisco ma non ancora assoggettati alla contribuzione obbligatoria presso l’ente.
Chi è coinvolto?
I giornalisti freelance, titolari di Partita IVA o che percepiscono redditi autonomi tramite ritenuta d’acconto o cessione del diritto d’autore, devono obbligatoriamente versare i contributi all’INPGI per i compensi derivanti da attività giornalistica. Ogni anno, entro il 30 settembre, devono comunicare all’INPGI i redditi percepiti l’anno precedente per il calcolo dei contributi dovuti che, è utile ricordarlo, non costituiscono “tasse” bensì vanno a incrementare il c.d. salario differito utile a costruire il proprio futuro pensionistico.
Quali anni sono interessati?
I controlli riguardano i redditi del 2018 e 2019, già acquisiti dall’Anagrafe Tributaria. Entro fine anno, l’INPGI dovrebbe ottenere dall’Agenzia anche i dati relativi al 2020 e 2021 e quindi anche per questi anni partirà la campagna di accertamento.
Attenzione alla prescrizione
Alcuni giornalisti potrebbero pensare che i contributi dovuti per il 2018 siano ormai prescritti, ma non è così. La normativa ha previsto sospensioni dei termini posticipando le scadenze:
• Contributi 2018: prescrizione prorogata al 7 settembre 2025.
• Contributi 2019: prescrizione prorogata al 30 aprile 2026.
Quindi, l’INPGI ha ancora tempo per richiedere il pagamento delle somme dovute.
Come avvengono i controlli?
L’INPGI confronta i dati dichiarati dai giornalisti con quelli dell’Anagrafe Tributaria (Agenzia delle Entrate). Se emergono discrepanze – ovvero redditi non dichiarati all’ente o comunicati in modo differente rispetto a quanto registrato dal Fisco – viene chiesto ai giornalisti di chiarire se tali somme derivano da attività giornalistica o da altre professioni.
• Se il reddito non proviene da attività giornalistica, la pratica viene archiviata (salvo ulteriori accertamenti in caso di Partita IVA con codice ATECO giornalistico).
• Se il reddito è riconducibile a prestazioni giornalistiche, sarà assoggettato a contribuzione presso l’INPGI, con eventuali sanzioni per omesso o ritardato pagamento.
Come fornire la risposta?
Accedendo al sito dell’Inpgi – previa identificazione con lo Spid o Cie – il giornalista potrà indicare in modo semplice la natura dei redditi, se giornalistici o meno. In pratica, con due semplici “click” si riesce a fornire la risosta necessaria.
Cosa succede invece in caso di mancata risposta?
Se il giornalista non risponde alla prima richiesta di chiarimenti, l’INPGI invierà una seconda comunicazione, indicando le somme dovute. Se il silenzio persiste, l’ente procederà al recupero della contribuzione, interpretandolo come conferma dello svolgimento di attività giornalistica.
Quali redditi sono esclusi?
Sono escluse da questi controlli:
• Le attività professionali con Partita IVA che rientrano in altre categorie ordinistiche (es. avvocati, commercialisti, architetti, notai).
• I redditi già soggetti a contribuzione INPS (es. dichiarati nel quadro RR del modello Unico).
QUINDI
Questa campagna di verifiche mira a garantire il corretto futuro pensionistico dei giornalisti autonomi e ciò può avvenire solo attraverso il versamento dei contributi previdenziali. È importante rispondere alle richieste dell’INPGI per evitare sanzioni e contenziosi.
Chiunque abbia dubbi sulla propria posizione contributiva può rivolgersi direttamente all’ente per chiarimenti, scrivendo una mail a contributi@inpgi.it