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13/09/2022

PREVIDENZA: INVESTITORI ITALIANI, UN MERCATO DA 1.000 MILIARDI

Continua a crescere il patrimonio complessivo degli investitori istituzionali italiani che, con 987,6 miliardi di euro (213 per la sola previdenza complementare), vale quasi il 56% del PIL nazionale

Positivi anche i rendimenti, che si riportano quasi ai livelli pre-pandemia da COVID-19: tra i migliori, +11% per i PIP, +6,4% per i fondi pensione aperti e +5,7% per le Fondazioni di origine Bancaria.

Per gli investitori istituzionali, soprattutto per i fondi pensione, restano ampi i margini di incremento per gli investimenti in economia reale. Rilevata in particolare la necessità di favorire il reinvestimento di una maggiore quota del TFR confluito ai fondi pensione nel sistema produttivo.

Nonostante le crisi economico-finanziarie intervenute negli ultimi 15 anni, il patrimonio degli investitori istituzionali è costantemente aumentato, passando dai 142,85 miliardi di euro del 2007 ai 282,97 miliardi di euro del 2021, con un incremento del 98%. Di questi, circa l’80% è affidato direttamente o indirettamente a gestori professionali seguendo un trend di continua crescita negli ultimi anni. In percentuale del PIL, il patrimonio di fondi pensione negoziali e preesistenti, Casse Privatizzate, Fondazioni di origine Bancaria e forme di assistenza sanitaria integrativa è pari al 15,9% e, includendo anche il welfare privato (Compagnie di Assicurazione del settore vita, rami I, IV e VI, fondi aperti e PIP), tale rapporto aumenta al 55,5%.

Quello che emerge dal nono Report annuale di Itinerari Previdenziali “Investitori istituzionali italiani: iscritti risorse e gestori per l’anno 2021” è quindi il ritratto di un Paese che negli anni è riuscito a conservare e consolidare il proprio mercato istituzionale, raggiungendo ormai una dimensione rilevante. Considerazione che trova conferma anche nel posizionamento internazionale. Guardando alla sola previdenza complementare, che rappresenta il settore maggiormente confrontabile, nella classifica per patrimonio dei fondi pensione stilata dall’OCSE su 38 Paesi l’Italia occupa il 12° posto, preceduta dagli inarrivabili USA, UK, Australia, Olanda, Canada, Giappone, Svizzera e superando di poco la Danimarca. «Se si considera che il rapporto tra il patrimonio dei fondi pensione e il PIL è pari al 9,7%, quando in molti altri Paesi supera il 50%, risulta evidente come il nostro sia un mercato già molto interessante, ma con alte potenzialità di sviluppo», il commento del Professor Alberto Brambilla, Presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali. Peraltro, includendo anche gli altri investitori istituzionali, come Casse Privatizzate, forme di assistenza sanitaria integrativa e Fondazioni di origine Bancaria, il posizionamento del nostro Paese migliora nella classifica OCSE e non OCSE attestandosi all’8°-9° posto.

Dal punto di vista dei rendimenti, nel 2021 tutti gli investitori istituzionali hanno realizzato buone performance, recuperando il terreno perso durante la pandemia e riportandosi quasi ai livelli del 2019. Le migliori performance sono state ottenute dai PIP – Unit Linked, con l’11% rispetto al -0,2% segnato nel 2020, dai fondi aperti con +6,4% (2,9% nel 2020) e dalle Fondazioni di origine Bancaria con il 5,7% (3,6% nel 2020). I risultati conseguiti dai fondi pensione hanno battuto ancora una volta i “rendimenti obiettivo” TFR, inflazione e media quinquennale del PIL, che si sono attestati rispettivamente al 3,6%, 1,9% e 0,1%: i negoziali hanno fatto segnare un +4,9%, i preesistenti un +4,1% e gli aperti un +6,4%.

Crescono infine gli investimenti in economia reale nazionale, finalizzati a generare ricadute positive per il territorio. Anche per il 2021, le Fondazioni di origine Bancaria si riconfermano i maggiori investitori nell’economia domestica, con circa il 42% del patrimonio investito, sostenuto da un’esposizione nella banca conferitaria, in Cassa Depositi e Prestiti e Fondazione Con il Sud pari al 27,7%; seguono le Casse Privatizzate dei liberi professionisti, con il 18% circa, mentre si conferma modesta la quota investita nel Paese da parte di fondi pensione negoziali e preesistenti, che si fermano rispettivamente al 4,7% e al 3,11% del patrimonio.

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